L’emergenza sanitaria ha impresso un’accelerazione importante alla telemedicina: con gli ospedali in sofferenza e il carico per i medici di base, la possibilità operare da remoto diventa fondamentale in alcuni casi per garantire la continuità assistenziale.
Nel documento approvato alla conferenza Stato-Regioni a fine 2020 sono state stabilite regole generali uniformi sul territorio per l’erogazione di prestazioni sanitarie a distanza, come televisita, teleconsulto medico, teleconsulenza medico-sanitaria, teleassistenza da parte di professioni sanitarie e la telerefertazione. Prestazioni già diffuse nell’ambito della farmacia dei servizi: infatti, grazie alla telemedicina, è possibile effettuare in farmacia elettrocardiogramma, elettrocardiogramma dinamico 24 ore, monitoraggio e diagnostica delle aritmie cardiache, monitoraggio 24 ore dei valori di pressione arteriosa. Anche superata la pandemia, è molto probabile che sempre più persone scelgano la farmacia come valida alternativa agli ospedali per effettuare questi esami.
Un orizzonte che abbiamo indagato insieme a Fabrizio Cassata (nella foto), amministratore delegato di Beurer Italia e Medel international, che ha acquisito la società di telemedicina ActiveAction.
Un’azienda storica come Medel che produce elettromedicali ha deciso di investire nello sviluppo della telemedicina, come mai?
Prima di acquisire ActiveAction, Medel produceva già dispositivi consumer anche sofisticati come misuratori di pressione con integrata funzione ecg. Mancava il passaggio successivo, e cioè la possibilità di comunicare con il paziente: avevamo i dispositivi ma mancavano i medici e la connessione paziente-medico. Con l’acquisizione di ActiveAction siamo stati in grado di garantire tutti i passaggi. Inoltre un’azienda che produce strumenti come i misuratori di pressione ha già in pectore una sinergia con la telemedicina: faccio un esempio, quello di un medico che prescrive a un paziente un esame come l’holter in caso di ipertensione arteriosa. È molto probabile che lo stesso medico consigli al paziente di acquistare un misuratore di pressione, per cui un paziente che si sottopone a un holter è anche un cliente di un dispositivo.
Perché avete pensato alla farmacia come il luogo adatto in cui proporre servizi di telemedicina?
ActiveAction già a partire dal 2012 ha lanciato questi servizi in farmacia, mentre prima erano svolti quasi esclusivamente in ospedale e negli ambulatori medici, con il corredo di lunghe code e attese. La farmacia è un presidio sul territorio e Il farmacista ha un ruolo chiave nell’assistenza al paziente: si tratta in tutti i casi di operazioni che non richiedono la presenza di un medico e di un infermiere ma che allo stesso tempo non possono essere svolte da soli. E il farmacista, oltre ad assistere il paziente, è il trait d’union con il medico.
Quanto può pesare su screening e diagnosi precoce di alcune patologie la telemedicina in farmacia?
Quello che posso dire è che certamente questi servizi consentono di completare una diagnosi da parte del medico e spesso e in alcuni casi segnalano patologie che per il paziente sono silenti. In passato ci è capitato di ritrovarci nella cronaca dei giornali perché a una signora che ha effettuato in farmacia un ecg richiesto dalla palestra, è stata riscontrata dalla nostra centrale medica un’anomalia che richiedeva il ricovero immediato. Su sollecitazione del medico, il farmacista ha chiamato il 118 e la signora è stata trasportata in ambulanza e immediatamente operata per una grave patologia cardiaca.
Un caso di questo tipo conferma l’importanza di utilizzare la farmacia anche per le diagnosi precoci. A maggior ragione in queste circostanze di emergenza sanitaria: abbiamo evidenze che le farmacie continuano a refertare in questi mesi in cui gli ospedali sono sovraccarichi.
Quanto crede che effettivamente la farmacia italiana attuale rispecchi, anche come percepito comune, l’idea di primo presidio sanitario sul territorio?
Ne sono convinto: in Italia la farmacia da sempre culturalmente rappresenta un presidio sanitario, soprattutto nel Sud Italia. Di fatto, e questo si è visto anche durante la pandemia, la farmacia in molti casi compensa le mancanze del servizio sanitario. In Paesi più virtuosi dal punto di vista della relazione medico-paziente come quelli scandinavi o più in generale nord Europei la telemedicina in forma più diretta è molto più diffusa.
Avete evidenze che l’approccio della farmacia dei servizi incentivi il traffico nel punto vendita?
Questo è indubbio. Anche perché, per un tema tecnico e di privacy, la consegna del referto deve avvenire in forma cartacea, solo il farmacista conosce le generalità del paziente. Quindi di fatto il paziente che effettua un esame deve entrare più volte in farmacia, mettiamo il caso di un holter: il paziente ritira l’apparecchio e poi torna il giorno successivo per la consegna del referto e per ridare l’apparecchio. Il rientro in farmacia può essere per esempio l’occasione per il consiglio di un integratore, la telemedicina rappresenta un’occasione di traffico aggiuntivo.
Siete un’azienda internazionale: come si muovono gli altri Paesi sul tema della telemedicina in farmacia?
In generale tutti i Paesi del Nord Europa possono contare su una comunicazione medico-paziente più digitalizzata. Da noi invece il farmacista gioca un ruolo integrativo: la farmacia già svolge la funzione di Cup di prenotazione per visite ed esami ospedalieri che compensa le inefficienze del sistema ma, come dicevo prima, si tratta anche di un tema culturale perché da noi la relazione farmacista paziente è più solida.