Le tredici storiche multinazionali, a capitale italiano, del Made in Italy farmaceutico, parte di Farmindustria (le FAB13), si confermano un motore essenziale dell’economia nazionale e della competitività internazionale del settore. È quanto emerge dal nuovo Rapporto della Fondazione Edison, presentato a Milano lunedì 17 marzo presso il Palazzo Edison, in un confronto con Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione, e Sebastiano Barisoni, vicedirettore esecutivo di Radio24.
Il rapporto evidenzia il peso crescente delle FAB13 (ovvero Alfasigma, Abiogen Pharma, Angelini Pharma, Chiesi Farmaceutici, Dompé Farmaceutici, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Menarini, Molteni, Neopharmed Gentili, Recordati e Zambon) nell’export farmaceutico italiano, che oggi rappresenta il 76% del fatturato totale del comparto, pari a 16,8 miliardi di euro, con una crescita interamente trainata dai mercati esteri.
Le tredici farmaceutiche italiane sono riconosciute come uno dei “Sette” settori di eccellenza del Made in Italy, affiancando comparti strategici come la meccanica, l’alimentare e la moda. Aziende che, pur mantenendo la loro direzione strategica in Italia, hanno consolidato la loro presenza internazionale con 67 siti produttivi e 43 centri di ricerca e sviluppo distribuiti in tutto il mondo.
Marco Fortis, vicepresidente e coordinatore della Fondazione Edison, ha dichiarato: «Le FAB13 hanno saputo, da un lato, mantenere i valori della lunga storia di molte di esse e, dall’altro, puntare su un nuovo futuro fatto di investimenti e tecnologie innovative; hanno saputo puntare sull’internazionalizzazione, mantenendo tutte “cuore e cervello” in Italia».
Un settore in crescita, innovazione e investimenti
ll peso delle FAB13 nell’export italiano è significativo: i 6,2 miliardi di euro realizzati nel 2023 superano il totale delle esportazioni italiane in India e si avvicinano a quelle in Giappone. Non solo: l’incremento delle esportazioni dello scorso anno ha compensato oltre un terzo del calo complessivo dell’export italiano verso la Germania.
Oltre all’espansione internazionale, il rapporto mette in luce l’impegno del settore in ricerca e sviluppo. Nel 2023, le FAB13 hanno investito complessivamente 3,4 miliardi di euro, con oltre un miliardo destinato alla R&S, in crescita del 12%. Rilevante anche il rafforzamento del portafoglio prodotti e l’accesso ai mercati esteri, con investimenti in acquisizioni internazionali per 1,7 miliardi di euro: “Questi investimenti testimoniano l’impegno delle aziende nel mantenere elevati standard qualitativi e tecnologici, sviluppando farmaci innovativi, terapie personalizzate e trattamenti per malattie rare”, evidenzia il rapporto.
L’impatto delle FAB13 non si misura solo in termini economici, ma anche occupazionali. Oggi il settore impiega oltre 47.000 persone, di cui 15.000 in Italia, con una crescita del 3% rispetto all’anno precedente. «I dati emersi dal Rapporto di Fondazione Edison ci confermano che stiamo andando nella giusta direzione: le FAB13 sono oggi un motore strategico dell’industria farmaceutica italiana», afferma Alberto Chiesi, Presidente delle industrie farmaceutiche italiane FAB13. Tuttavia, aggiunge Chiesi: «È più che mai necessario consolidare la nostra competitività globale e continuare a generare valore per il Paese: abbiamo bisogno che le istituzioni siano al nostro fianco, perché è fondamentale un impegno forte e congiunto per affrontare le sfide future. Essere al nostro fianco non deve essere inteso nel senso di sostegno economico, ma nell’evitare di introdurre scelte normative che pregiudichino l’efficienza competitiva raggiunta».
Le richieste del settore per il futuro
Per consolidare la competitività globale, dunque, le aziende chiedono alle istituzioni un quadro normativo stabile e chiaro che favorisca gli investimenti e riduca la burocrazia, una maggiore tutela brevettuale per proteggere l’innovazione, incentivi fiscali per rendere l’Italia un hub farmaceutico di riferimento e un sistema più snello per l’approvazione dei farmaci, riducendo le disomogeneità regionali. È stato inoltre sottolineato il bisogno di sostenere la ricerca sui farmaci orfani e sulle terapie innovative, di migliorare la sinergia tra università e imprese per formare e trattenere talenti nel settore scientifico.