Il motivo che spinge a indossare il camice bianco e a fregiarsi del caduceo è spesso la volontà di continuare una tradizione di famiglia o quella di seguire la vocazione di operatore sanitario. Ma chi deve gestire una farmacia si accorge ben presto di dover ricoprire non soltanto il ruolo del dispensatore di consigli e di farmaci, ma anche quello del manager e dell’imprenditore. Se il corso di studi dei farmacisti privilegia l’aspetto professionale, la necessità di ottenere risultati economici e finanziari tali da mantenere in piedi solidamente la farmacia obbligano il farmacista a sviluppare competenze di business. Perché la gestione delle singole farmacie, mondi piccoli ma preziosi, implica una serie di processi e di complessità che si ritrovano sia nelle grandi che nelle piccole aziende. Proviamo ad analizzare alcune delle caratteristiche che possono aiutare il farmacista nel ruolo di responsabile di azienda, nella soddisfazione del pubblico, ma anche nell’appagamento del suo team.
Cominciamo con quella competenza che viene definita intelligenza emotiva.
Tot capita, tot intelligentiae
Un tempo l’unica intelligenza riconosciuta era quella di tipo logico-matematico, che si trasformava in bei voti a scuola soprattutto nelle materie scientifiche e che veniva riconosciuta dall’ottenimento di alti punteggi nei test intellettivi. Poi arrivò Howard Gardner, psicologo americano, che sviluppò la teoria delle intelligenze multiple. A quella classica, lo studioso aggiunse l’intelligenza linguistica, la spaziale, la musicale, la cinestetica, l’interpersonale e l’intrapersonale. Nel tempo, Gardner propose ulteriori tipi di intelligenze, tra le quali quella naturalistica, quella filosofico-esistenziale e altre, come l’intelligenza democratica, quella digitale e quella emotiva. Gardner ha avuto il merito di valorizzare il fatto che tutte le intelligenze sono utili nel nostro sistema sociale. In particolare, ci soffermiamo ora su quella emotiva, sviluppata da Daniel Goleman, un altro psicologo statunitense che su questo argomento ha scritto una serie di libri, tra cui Intelligenza emotiva (Rizzoli), Coltivare l’intelligenza emotiva. Come educare all’ecologia (Edizioni Tion).
Che cos’è l’intelligenza emotiva
Si tratta di un tipo di intelligenza che consiste nel riconoscere le proprie emozioni e saperle orientare e avvertire le emozioni degli altri ed essere in grado di gestirle. Le diverse emozioni (ira, paura, rabbia, frustrazione, ansia, disgusto, vergogna, sorpresa, odio, ma anche amore, gioia, speranza) possono creare brutti scherzi al business, ma possono anche trasformarsi in una spinta fondamentale per superare gli ostacoli e le situazioni difficili. È molto importante che il capo, quello che ha la responsabilità di condurre l’azienda e la squadra e di raggiungere gli obiettivi, sia capace di scrutare negli stati d’animo propri e degli interlocutori, a partire dal suo staff, e sappia incanalarli in maniera appropriata. Saper trattare le emozioni significa anche padroneggiare lo stress e aiutare i propri collaboratori nelle situazioni di difficoltà psicologiche. Conoscere i segreti delle emozioni, tra l’altro, è estremamente utile anche nella vita privata, per migliorare o mantenere in buono stato i rapporti con il partner, con i familiari, con gli amici. Una competenza, quindi, che si rivela importante anche al di fuori del contesto del business.