Con questa breve analisi sulla vendita degli alimenti gluten-free e sulla ridistribuzione delle quote di mercato ad essa connessa viene inaugurata una breve rassegna sulla salute delle categorie merceologiche dei parafarmaci venduti nelle farmacie.
Un mercato in espansione
I prodotti senza glutine rappresentano un business che in Italia si aggira attorno ai 320 milioni di euro, coadiuvato dall’erogazione da parte del Servizio sanitario nazionale di 240 milioni annui. Un mercato che storicamente è stato di dominio delle farmacie ma che negli ultimi tempi ha visto la crescita della quota di mercato della grande distribuzione.
L’interesse attorno alla celiachia cresce proporzionalmente al numero di persone che ne soffrono: se nel 2007 erano poco più di 63mila, nel 2015 erano arrivate a 182.858, la maggior parte donne (129.225). Gran parte vivono al nord (47%), il 22% al centro, il 20% al sud e l’11% nelle isole. Dati questi probabilmente sottostimati; si ritiene infatti che la stima reale sia vocina all’1% della popolazione italiana, quindi di ben 600 mila persone (fonte: Ministero della Salute). Negli ultimi anni, in risposta alla crescente richiesta, la disponibilità di alimenti senza glutine è decuplicata, raggiungendo circa 6.500 prodotti, tra cui 600 tipi di pasta, 300 biscotti e così via (fonte: Registro Nazionale prodotti senza glutine).
Distribuzione del mercato
La loro distribuzione avviene per il 75% attraverso farmacie e negozi specializzati, che erogano prodotti rimborsati dal Servizio sanitario nazionale ma la grande distribuzione, seppure esclusa salvo eccezioni, dal buono offerto dal SSN alle persone con celiachia, erode quote raggiungendo il 25%. Per questi ultimi il mercato tra il 2012 e oggi è cresciuto dell’80%; le vendite a valore sono passate da 57 milioni di euro a oltre 105 milioni in tre anni (fonte: NT food), e tutte le previsioni sono a rialzo. In generale la popolazione italiana pare apprezzare gli alimenti reputati salutistici, sia perché eliminano grassi e sostanze non salutari sia perché escludono la presenza di elementi nutrizionali incompatibili con le esigenze delle persone con intolleranze.
Nelle farmacie
Il fatto che i negozi specializzati mantengano un segmento di mercato ampio, nonostante la competizione sul prezzo di prodotti con funzioni equiparabili (fonte: Osservatorio AIC Associazione Italiana Celiachia), indica che il cliente punta più alla qualità che al risparmio.
Questo sottolinea l’importanza di offrire nelle farmacie prodotti di elevato standard. Un recente studio condotto dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Torino guardando al contenuto degli alimenti dietetici sugli scaffali delle farmacie ha evidenziato che, sebbene il glutine sia presente nelle percentuali previste dalla legge, alcune etichette tradivano la presenza di conservanti e additivi in quantità superiore agli alimenti con glutine, così come zucchero, olio di palma, addensanti, gomme, idrocolloidi e aromi. Tutti elementi non nocivi ma che potrebbero creare nel tempo problemi vista la frequenza espositiva.
Cambiamenti negli equilibri di mercato
Nel frattempo inizia a profilarsi un nuovo mutamento degli equilibri di mercato. In Basilicata già ora viene offerta ai celiaci una card prepagata, valida in tutta Italia, per l’acquisto di prodotti senza glutine anche tramite convenzioni con la grande distribuzione. A San Marino è stata approvata l’erogazione degli alimenti gluten-free, sia presso le farmacie di stato che negli esercizi commerciali privati, attraverso buoni acquisto. Anche Lombardia, Toscana e Umbria hanno attivato una carta prepagata, che però è utilizzabile per ora solo in farmacie e parafarmacie. La situazione appare in rapida evoluzione sarà quindi importante per i farmacisti capire come muoversi di conseguenza.