Ricordate Uber, il servizio di autonoleggio via smartphone che ha sollevato le ire dei tassisti di tutta Italia? A breve i suoi autisti potranno essere chiamati anche per il recapito a domicilio di medicinali e altri prodotti. Per ora il nuovo servizio è sotto sperimentazione soltanto negli Usa, ma se i risultati dovessero rivelarsi positivi è probabile che verrà esteso anche agli altri Paesi in cui Uber opera, Stivale compreso. A darne notizia un articolo de la Repubblica di lunedì scorso, che definisce il 2015 l’anno in cui trionferà lo shopping via smartphone. Induce a tale pensiero il mercato dei cellulari: le vendite di smartphone crescono in tutto il mondo del 50% all’anno, gli altri prodotti non superano il 10%. E il consumatore che dispone di uno smartphone può navigare su internet dovunque si trovi. E comprare dovunque si trovi.
Inevitabile quindi che aziende e insegne del retail intensifichino l’offerta di servizi legati al “mobile”: alcune catene alberghiere, per esempio, stanno testando sistemi che consentono ai clienti di effettuare il check-in direttamente dal cellulare, senza dover passare dalla reception, e sempre con il cellulare aprire poi la stanza assegnata. Lo scopo di tutte queste sperimentazioni, ovviamente, è quello di semplificare gli acquisti e dunque spingere sui consumi. Non a caso, tra i servizi “mobile” più studiati c’è il recapito domiciliare dei prodotti. La catena Usa Starbucks (presente in tutta Europa tranne l’Italia) ha iniziato il 2015 con la sperimentazione di un nuovo servizio che consente di ordinare un “frappuccino” via smartphone e riceverlo a casa.
Tutta questa febbre per il recapito domiciliare (si ricorderanno i progetti con droni volanti di Amazon, Google e Dhl) non è frutto di improvvisazione o di idee bislacche. Come spiega nell’articolo di Repubblica Vanni Codeluppi, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi dello Iulm di Milano, cresce nel consumatore il desiderio di un servizio altamente personalizzato e il recapito a domicilio è quanto di più personalizzato si possa offrire. Se poi la tecnologia consente di semplificare la logistica e soprattutto velocizzare la fase di acquisto, allora il gioco è fatto.
Semplificare è un’altra delle parole d’ordine. Sull’onda di quanto già visto in altri Paesi, anche in Italia alcune catene della grande distribuzione hanno iniziato a sperimentare servizi di “pick up” che consentono alla clientela di acquistare (in store o sul web) e poi trovarsi la spesa già impacchettata e pronta da caricare in macchina, senza lunghe code alle casse. Ma negli Usa sono già più avanti: di recente, per esempio, è stata lanciata un’app per smartphone, Curbside, che consente di fare acquisti dal cellulare e poi ritirare la spesa all’ora preferita, senza “extra” sul costo della merce. Oppure c’è Powatag, un’altra app per smartphone che ti consente di acquistare quasi all’istante il prodotto che stai vedendo su una pubblicità, attraverso una semplice scansione dell’immagine (del poster pubblicitario, dello spot video eccetera). E il prodotto acquistato arriva a casa in 48 ore.
Uber, dopo i taxi il recapito farmaci
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