Terremoto in Adf, azzerati i vertici

Terremoto in Adf, azzerati i vertici

Dimissioni a raffica, azzeramento dei vertici, polemiche. Dopo aver covato a lungo sotto la cenere, esplode la crisi in casa di Adf, l’Associazione dei distributori farmaceutici. La miccia l’hanno accesa venerdì le dimissioni del presidente, Aldo Pesenti, seguite immediatamente a ruota da quelle dell’intero consiglio direttivo. E’ la deflagrazione di una frattura sotterranea che nel tempo stava divaricando le due “anime” dell’organizzazione, quella rappresentata dalle multinazionali della distribuzione e quella costituita invece dai grossisti “italiani”, più o meno piccoli. Una lacerazione acuita dalla crisi economico-finanziaria in cui si sta dibattendo la filiera e dal dibattito interno sulle risposte che Adf dovrebbe mettere in campo: da un lato le imprese “indigene”, propense a strategie soft miranti innanzitutto a preservare il sistema; dall’altro i grandi gruppi internazionali,  interessati in primo luogo a recuperare profittabilità e investimenti.

Che il quadro sia questo lo conferma il comunicato diffuso martedì dallo stesso Pesenti, alla guida di Adf dal 13 aprile 2012 e amministratore delegato di Unico: «In questo breve ma intenso periodo di governo dell’Associazione» si legge «mi sono reso conto di quanto sia impossibile e vano intervenire concretamente su alcune questioni politiche e strategiche del nostro settore per la presenza, in Adf, di soggetti privati e multinazionali, a mio avviso con interessi spesso divergenti rispetto a quelli che ritengo siano il reale benessere del distributore e finanche della Farmacia». Per Pesenti, in particolare, sono almeno tre le questioni sulle quali la frattura ha avuto effetti paralizzanti per l’organizzazione: la riorganizzazione interna di Adf, mai realizzata; l’istituzione dell’Osservatorio del Credito (una sorta di tavolo di monitoraggio che mettesse sotto i riflettori le farmacie più gravate da sottocapitalizzazione), al quale è sempre mancato «il contributo fattivo di realtà significative del comparto»; la riforma della remunerazione, per la quale il Consiglio direttivo di Adf commissionò due diversi studi penalizzati da una raccolta dati sulla gestione aziendale degli associati «incompleta e discontinua», da cui l’assenza ancora oggi di un «orientamento univoco» sul tema da parte dell’Associazione.

«Per tali ragioni» termina la nota di Pesenti «ho deciso di dimettermi dall’incarico: in un contesto così lacerato e diviso sarebbe stato comunque impossibile proseguire in un’azione di rinnovamento e progettualità». Adf ha già convocato per il 9 maggio l’assemblea degli associati dalla quale dovrà scaturire il nuovo direttivo.

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