A poco più di un anno dalla scadenza brevettuale del Viagra, il farmaco per la disfunzione erettile, i suoi equivalenti possono dire a ragion veduta di aver “conquistato” il mercato. Dal giugno 2013 al maggio 2014, secondo i dati elaborati da NewLine, la molecola sildenafil ha fatto registrare un +35,1% a unità grazie alla sua genericazione. In Italia il griffato ha perso il 40,2% a valore (pari al 58,9% delle quote) e il 42,9% a unità (pari al 42,8% delle quote), mentre il suo equivalente si aggiudica il 41% della quota a valore del mercato e il 57,1% della quota a unità.
E tra le aziende farmaceutiche spicca Teva. Il gruppo, già numero uno al mondo per la produzione e la commercializzazione dei farmaci equivalenti, si aggiudica il 7,9% del mercato a valore e il 12,5% a unità e si piazza così al secondo posto nel ranking italiano, alle spalle della azienda statunitense che ha lanciato il branded. «Gli italiani non hanno paura di scegliere l’equivalente, anzi» spiega Salvatore Butti, Generic Business Unit Director di Teva Italia.
E specifica: «La farmacia è un punto di riferimento essenziale sul territorio. Il farmacista è in grado di ascoltare il paziente, conoscerne i punti di debolezza e di forza ed, eventualmente, indirizzarlo dallo specialista più indicato».
L’obiettivo è quello di tutelare la salute del cittadino, con ovvi benefici anche nell’ambito del rapporto farmacista-paziente: «Spesso l’imbarazzo – specialmente con farmaci quali sildenafil – gioca un ruolo essenziale e il rischio è che i pazienti non si riforniscano in farmacia, ma facciano ricorso a mezzi non convenzionali, quali internet». Una corretta comunicazione consente invece, conclude Butti «di rompere il tabù e di rendere ancora di più la farmacia unico punto di riferimento per l’acquisto di farmaci di qualità».