Le famiglie italiane non tagliano le spese per la salute, il numero delle farmacie è cresciuto del quasi +6% in 6 anni, con l’arrivo del Covid-19 il settore wellness si è bloccato, mentre il comparto salute ha resistito e Il digitale sarà sempre più strategico anche in questo settore.
Sono le conclusioni di una ricerca del Sole 24 ore e Infodata, il progetto di datajournalism del Sole 24 Ore, commissionata da Repower e pubblicata in questi giorni.
Se analizzato in numeri, vediamo che complessivamente il settore della salute in Italia funziona, con circa 54mila imprese che occupano quasi 480mila addetti, un contributo diretto al Pil dell’1,2% e un fatturato complessivo che è passato dai 42 miliardi di euro del 2013 ai circa 50 stimati per fine 2019.
In Italia la spesa media legata alla salute a famiglia è di 1.500 euro, di cui la fetta principale è rappresentata da prodotti farmaceutici (39%) e servizi medico/dentistici (37%). Tra il 2000 e il 2018 la spesa complessiva è cresciuta del 23%.
Chi spende di più in farmaci: La ricerca, che ha analizzato la spesa nelle varie regioni, evidenzia che la spesa farmaceutica privata pro capite più elevata si registra in Liguria, quella più bassa nel Friuli-Venezia Giulia. Complessivamente considerata, questa è aumentata dai 19,5 miliardi di euro del 2011 ai 22,4 del 2018. Lo scontrino totale per integratori (dalle vitamine ai prodotti skin-care) presso le farmacie ha superato, nel periodo pre-covid, i 3 miliardi di euro all’anno. Sempre a proposito di farmacie, dal 2017 al 2020 il numero di queste è cresciuto del 5,9% in Italia, sfiorando quest’anno i 20mila esercizi. L’incremento maggiore si è avuto nelle province di Monza e Brianza, Ragusa e Lodi. Solo in quelle piemontesi di Biella e di Verbano-Cusio-Ossola si è registrata una diminuzione. In crescita anche le parafarmacie: queste ultime, circa 6.600, sono cresciute nello stesso periodo del 9,5%.
Gli italiani ricorrono di frequente ai farmaci: La salute degli italiani non è tra le migliori, con 3 persone su 10 affette da malattie croniche, e un ricorso all’assunzione di farmaci frequente: l’indagine sugli aspetti della vita quotidiana dell’Istat ha registrato che il 43% del totale ha dichiarato di aver assunto almeno un medicinale negli ultimi 2 giorni. Gli stili di vita degli italiani sono ancora condizionati da fattori di rischio che incidono su ampie fasce di cittadini. Sebbene in diminuzione dal 2001, quando erano il 23,7% della popolazione, l’Istat ha rilevato che lo scorso anno il 18,4% degli italiani si dichiarava fumatore. Il numero medio di sigarette consumate al giorno, però, è sceso da 15 a 11. Tuttavia, nello stesso periodo, è aumentata la quota di popolazione obesa: era l’8,5% del totale 18 anni fa, è diventata il 10,9% nel 2019. Le malattie colpiscono in modo deciso la popolazione più anziana: solo il 26% degli ultrasettantacinquenni si dichiara in buona salute e non è affetto da alcuna malattia cronica. Complessivamente questa percentuale cresce fino al 68,9% sul totale della popolazione.
Il valore del benessere: Secondo il Global Wellness Institute la spesa mondiale complessiva per il personal care, i trattamenti di bellezza e anti-età supera i mille miliardi di dollari. Quella per il fitness sfiora i 600 milioni mentre 175 milioni sono impiegati in spa e terme. L’Italia si posiziona al quinto posto mondiale in questo mercato superata solo da Cina, Giappone, Germania e Russia.
E in futuro? A livello globale si stima che la domanda di prodotti di sanificazione per le mani aumenterà del 67% nel 2020 per diminuire di solo l’8% nel 2021, mentre per quasi tutti gli altri tipi di prodotti non medicinali è prevista una perdita più contenuta quest’anno, ma un ritorno ai volumi del giro d’affari già a partire dal 2021.
Durante il lockdown, le prestazioni mediche e chirurgiche sono state rinviate, a parte quelle strettamente necessarie. Ma poiché la domanda di salute ha una componente che non è legata al ciclo economico e che può essere considerata tra i beni e servizi la cui spesa è fondamentale, a parte shock temporanei è ipotizzabile che questa ritorni a livelli di normalità nel giro di poco tempo. Le farmacie posso ulteriormente saldare il legame di fiducia con la clientela stabile e fare leva su questo per le necessità post-Covid.
Per l’intero settore, infine, il digitale potrebbe giocare un ruolo ancora maggiore su diversi fronti: per la gestione del paziente e la telemedicina o l’assistenza ambulatoriale remota sperimentata con successo durante il lockdown, ma anche attraverso il contatto continuo con i clienti tramite iniziative di marketing.