Screening immunologico in farmacia, proposta USA

Screening immunologico in farmacia, proposta USA

Il personale della farmacia, coinvolto in un’azione di screening immunologico, ha la possibilità di valutare nel tempo, con apposito check-up, il grado di accettazione dei clienti rispetto alle vaccinazioni proposte e, al contempo, di verificare l’effettiva attuazione delle immunoprofilassi raccomandate. Non si tratta solo di una teoria né di un’operazione complessa: questo tipo di attività è già stata sperimentata con successo in una catena di 250 farmacie nello stato della Virginia (USA) nel 2015 nell’ambito di uno studio di fattibilità, i cui risultati sono stati pubblicati sul “Journal of the American Pharmacists Association” (JAPhA). Si tratta di un’esperienza che appare di particolare attualità in Italia, dopo la recente introduzione dei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) da parte del ministro Lorenzin, comportanti la gratuità delle vaccinazioni obbligatorie.


I metodi e i risultati utilizzati

L’obiettivo dello studio USA era quello di effettuare una valutazione basale utile a definire un profilo di vaccini raccomandati e, nei clienti che avessero effettuato almeno un’immunoprofilassi entro sei mesi in una delle farmacie della catena, condurre un check-up mirato ad analizzare il numero e i tipi di vaccini effettivamente ricevuti nell’arco dello stesso periodo di tempo. Non sono stati raccolti dati anagrafici ma solo demografici, quali età, anamnesi patologica remota rilevante, abitudine al fumo. Tutte queste informazioni, insieme alle raccomandazioni vaccinali e alle profilassi eseguite, sono state analizzate mediante statistica descrittiva. Nel complesso sono state offerte trecentoquarantanove raccomandazioni vaccinali, di cui duecentoquarantotto relative all’influenza, quarantadue allo pneumococco polisaccaridico (PPSV23), quaranta al vaccino trivalente (tetano/difterite/pertosse), dodici all’herpes zoster, quattro allo pneumococco coniugato 13-valente (PCV13) e tre all’epatite B. I gradi di accettazione di tali raccomandazioni sono stati del 50% per influenza e PCV13, mentre negli altri casi si sono registrate percentuali minori, da un massimo del 42% per l’herpes zoster a un minimo del 24% per PPSV23. Secondo gli autori, un check-up immunitario effettuato nell’ambito di un’azione di screening in farmacia può portare a una migliore accettazione delle raccomandazioni e all’effettiva ricezione delle immunizzazioni necessarie.


Una suggestione per la sanità e le farmacie italiane

Ciò che lo studio non afferma apertamente, ma che appare evidente, sono le possibili ricadute di un’attività di questo genere se attuata a livello delle farmacie territoriali italiane. Innanzitutto il collegamento – anche telematico – con un laboratorio di riferimento renderebbe estremamente agevole per il personale tutte le operazioni, senza eccessivi aggravi di compiti. Soprattutto la farmacia avrebbe un grande ritorno d’immagine nell’ambito del SSN- attraverso la possibilità di offrire dati preziosi alle Autorità sanitarie per la valutazione delle coperture vaccinali e degli eventuali motivi che possono rendere le persone restie al ricorso all’immunoprofilassi. Se perfezionato, questo metodo può essere utilizzato anche per verificare la necessità di eventuali richiami vaccinali in caso di necessità, al di là degli schemi prefissati. La farmacia del territorio, insomma, potrebbe acquistare un ruolo ancora più rilevante in sanità pubblica, data la sua capillarità nell’effettuazione di uno “screening volontario” o “d’iniziativa”.

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