È stato presentato a Roma, nella sede dell’Aifa, il Rapporto nazionale sull’uso dei farmaci. Rispetto al 2016 aumentano del 4,3% i consumi e dell’1,2% la spesa farmaceutica nazionale totale.
Trend
La spesa farmaceutica totale si attesta sui 29,8 miliardi, di cui il 75% a carico del Servizio sanitario nazionale. In media, ogni cittadino italiano nel 2017 ha speso circa 492 euro per i farmaci.
Entrando nel dettaglio, la spesa farmaceutica territoriale complessiva è stata pari a 21,7 miliardi di euro, in calo rispetto all’anno precedente dell’1,4%. La spesa pubblica territoriale – “convenzionata”, distribuzione diretta e per conto di classe A – si aggira sui 12,9 miliardi di euro, il 59,4 % di quella complessiva, con una riduzione del 6,5% rispetto al 2016, dovuta al netto calo di “diretta” e “per conto”.
Altro dato importante: l’aumento della spesa privata, che ammonta 8,8 miliardi di euro e fa segnare un +7,1 per cento. Di questa voce di spesa, che in gergo si chiama out of pocket, fanno parte, è bene ricordarlo, ticket, differenziali tra prezzo minimo del generico e prezzo del corrispondente farmaco branded, spesa per farmaci di fascia A acquistati privatamente e per farmaci di fascia C.
Si conferma dunque un trend – quello di una spesa privata in continua ascesa – da molti osservatori considerato indice di una sanità pubblica sempre più vacillante. A tal proposito, il recente rapporto Rbm-Censis arriva ad affermare, con preoccupazione per l’immediato futuro, che, di fronte a un Ssn non più in grado di fornire una copertura totale ai cittadini, il progredire della spesa privata in sanità non farà che aumentare le disparità sociali, oltre a causare sentimenti di rancore crescente presso i ceti meno abbienti, penalizzati oltre modo dal ridimensionamento, ormai di lunga data, delle politiche di welfare.
I farmaci
I medicinali per il sistema cardiovascolare si confermano la categoria maggiormente consumata dagli italiani (mentre scendono al secondo posto in termini di spesa), seguiti da quelli per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo, per il sangue e organi emopoietici, per il Sistema nervoso centrale e per l’apparato respiratorio. I farmaci antineoplastici e immunomodulatori si collocano al primo posto in graduatoria tra le categorie terapeutiche a maggiore impatto di spesa farmaceutica pubblica.
Tornando alla farmaceutica convenzionata, in ottica regionale, se consideriamo i farmaci di classe A-Ssn, la Puglia è la Regione con la quantità massima di consumi, seguita dall’Umbria e dalla Calabria. La spesa lorda pro capite maggiore si registra in Campania (204,09 euro), seguita da Puglia (203,68 euro) e Abruzzo (201,78 euro). La Provincia autonoma di Bolzano è invece quella con livelli di spesa e consumi meno elevati. Le Regioni del Nord registrano livelli inferiori di spesa convenzionata rispetto alla media nazionale; Sud e Isole mostrano valori di spesa superiori.
A brevetto scaduto
Il 79,4% delle dosi consumate ogni giorno in regime di assistenza convenzionata è costituito da medicinali a brevetto scaduto – branded o generici puri – che rappresentano il 59% della spesa convenzionata. L’Emilia Romagna è la Regione con la maggiore incidenza della spesa per farmaci a brevetto scaduto sulla spesa farmaceutica convenzionata regionale, seguita da Umbria e Molise. La Lombardia, l’Abruzzo e la Sardegna sono quelle con il livello di spesa più basso. Quattro inibitori di pompa risultano tra i primi venti principi attivi a brevetto scaduto a maggiore spesa convenzionata.
Quanto ai biosimilari, anch’essi stanno prendendo piede: in aumento l’utilizzo soprattutto delle epoetine (+65,1% rispetto al 2016) e della somatropina (+101,8%), con effetti positivi sulla spesa. Sempre in tema di innovazione, nel 2017 sono stati riconosciuti innovativi otto farmaci, tre dei quali indicati nel trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite c. Nel corso dell’anno sono stati avviati 44.969 trattamenti con i nuovi farmaci anti-Hcv, mentre nel 2016 erano 33.703, corrispondente a una variazione del 33%.