La nona edizione di PharmEvolution, evento di riferimento per i farmacisti del centro sud, promosso dal presidente di Federfarma Sicilia Gioacchino Nicolosi, ha avuto nell’incontro del sabato pomeriggio il suo momento più importante. Al convegno “Domani è già oggi: idee, strategie e innovazioni da uno sguardo alla farmacia in Europa e nel mondo” hanno preso parte Ornella Barra, Co-Chief Operating Officer di Walgreens Boots Alliance, e i vertici di Federfarma nazionale, il presidente Marco Cossolo e il segretario Roberto Tobia.
Barra: le farmacie indipendenti in Italia non sono in pericolo
Inclusa nel 2018 da Fortune tra le cinquanta donne manager più quotate a livello globale, Barra ha ripercorso le tappe della sua carriera, la laurea in Farmacia, la decisione di entrare nella distribuzione intermedia del farmaco con una piccola società, infine il decollo sul mercato europeo e poi mondiale grazie al sodalizio professionale e sentimentale con Stefano Pessina. Della galassia Wba fanno parte Alphega, network europeo di farmacie indipendenti che vanta 6.600 aderenti in nove Paesi e le 13.000 circa farmacie a marchio Boots e Walgreens presenti nel Regno Unito e negli Usa. A due anni dalla legge 124/2017 che ha consentito l’ingresso delle società di capitale nella proprietà delle farmacie italiane, Barra ha ribadito la sua visione, espressa in più occasioni: «Non esiste il rischio che si approdi a un sistema nel quale quattro o cinque player monopolizzano sostanzialmente il mercato nazionale. Dall’entrata in vigore della legge che ha aperto ai capitali due anni fa, le farmacie passate di mano sono soltanto duecento. Del resto, la storia di Boots nel Regno Unito e di Walgreens negli Usa parla chiaro: due grandi catene che non hanno compromesso l’esistenza delle farmacie indipendenti nei Paesi dove hanno messo radici. Wba, da parte sua, continuerà a operare, in Italia come a livello globale, secondo logiche di business, valutando di volta in volta l’opportunità o meno degli investimenti».
Nonostante o forse grazie al suo approccio ormai cosmopolita. Barra non manca di esprimere il suo apprezzamento per l’industria farmaceutica italiana, leader in Europa per produzione, e per un sistema farmacia di comprovata efficienza. L’invito ai numerosi farmacisti presenti in platea è però a «essere proattivi» e a non confidare troppo, in termini di risorse, dalla sanità pubblica, considerato l’enorme debito pubblico che affligge il Paese.
Federfarma: rischio monopolio esiste, occorrono modifiche normative
«Ho molti dubbi sul fatto che, come sostiene Ornella Barra, tra cent’anni la farmacia indipendente italiana sarà ancora salda come lo è nel Regno Unito e negli Usa, dove le catene esistono da un secolo. Ma non è questo il punto. Il nostro obiettivo, come dirigenti di Federfarma, è quello di lavorare affinché le farmacie che decidono di rimanere indipendenti abbiano in futuro la possibilità di competere con quelle che, legittimamente, hanno optato per entrare a far parte di una catena». Parole molto chiare da parte di Marco Cossolo: il sindacato titolari lavora perché il tetto regionale del 20% di farmacie che fanno capo a un solo soggetto venga modificato al ribasso.
Gli fa eco Tobia che, da parte sua, delinea un quadro della farmacia italiana che mantiene i suoi requisiti di capillarità e qualità ma, allo stesso tempo, è soggetta da alcuni anni a processi di liberalizzazione che ne stanno minando la sostenibilità complessiva. La nascita delle parafarmacie, la liberalizzazione degli orari, l’aumento delle aperture sancito dal concorso straordinario del 2012, infine l’apertura ai capitali; e in ultimo i tagli alla spesa farmaceutica e l’introduzione della distribuzione diretta. Mutamenti che, secondo Tobia, hanno reso necessario: «estendere la professionalità del farmacista a prestazioni differenti dalla dispensazione, anche se con la dovuta attenzione. Dopo dieci anni sta partendo la sperimentazione della farmacia dei servizi, ma anche la sua attuazione avrà senso soltanto se porterà a una maggiore integrazione della farmacia italiana nel Servizio sanitario nazionale». Quanto ai capitali, «la presenza sul mercato di player particolarmente aggressivi può comportare degli svantaggi per le farmacie indipendenti». In definitiva, conclude Tobia: «sono opportune chiare contromisure dal punto di vista normativo, vincoli e controlli per la sostenibilità della farmacia. Compresa la definizione di paletti che limitino un po’ la presenza dei capitali. Non è sulle logiche commerciali e sulla concorrenza che intendiamo puntare ma sulla tutela della salute del cittadino».