L’Italia non è un mercato appetibile perché investire in questo Paese richiede una massa circolante di capitale eccessiva. Parola di Stefano Pessina, ceo ad interim di Walgreens Boots Alliance (Wba), il colosso mondiale della distribuzione del farmaco nato un mese fa dal “deal” tra l’americana Walgreens e la britannica Boots. In un’intervista al Messaggero di qualche giorno fa, Pessina rivela di non considerare l’Italia un teatro nel quale fare investimenti. Anzi: come racconta lui stesso, la svolta che ha spianato la strada al manager italiano è stata proprio quella di trasferirsi in Inghilterra, per concludere l’accordo con Boots ed entrare nel mercato internazionale: «Con lo stesso sforzo che fai per guadagnare un euro in Europa» spiega «in Gran Bretagna prendi una sterlina e negli Usa 10 dollari».
L’Italia, dunque, non sembra essere in cima ai pensieri di Pessina. «Avevamo il 22% della distribuzione del farmaco» racconta al Messaggero ricordando gli anni in cui spiccò il volo per il Regno Unito «ma in questo Paese i clienti pagano a lungo termine e i fornitori a breve. Il che è un problema». Ulteriori espansioni di quella che allora era Alleanza Salute, in sostanza, avrebbero richiesto capitali consistenti, che spesi in Gran Bretagna avrebbero però assicurato «ritorni di cassa e di profitto più elevati». Per questo, continua Pessina, «abbiamo gradualmente ridimensionato la quota di mercato in Italia, dove peraltro i margini di guadagno si sono ridotti di anno in anno». E per ora, non c’è l’intenzione di invertire la rotta: è un Paese in divenire con ancora tanti problemi, dice dello Stivale il ceo di Wba, «per ora non abbiamo in programma investimenti in Paesi che richiedono molto capitale circolante».
Pessina (Wba): l’Italia non ci attira, troppi problemi
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