Dodici giorni di chiusura obbligatori all’anno e addio alle liberalizzazioni del governo Monti. E’ quanto prevede il progetto di legge che oggi dovrebbe essere presentato al Comitato ristretto della commissione Attività produttive della Camera. Per essere poi esaminato in sede referente dalla Commissione stessa già nella prossima settimana. Il condizionale è d’obbligo anche se il testo mette assieme i disegni di legge presentati fin qui da M5S, Pd e Forza Italia, più il progetto di iniziativa popolare promosso da Confesercenti e Cei. L’intento è quello di mitigare le liberalizzazioni montiane del 2012: la bozza, infatti, introduce dodici giorni di chiusura obbligatoria per tutti gli esercizi commerciali (esclusi pubblici esercizi, edicole, fiorai e stazioni di servizio), calendarizzati in concomitanza con le maggiori festività civili e religiose: 1° gennaio, Epifania, 25 aprile, Pasqua, Pasquetta, 1° maggio, 2 giugno, Ferragosto, 1° novembre, 8 dicembre, Natale e Santo Stefano. I comuni, consultate le associazioni di categoria, possono sostituire fino a sei di tali festività con altrettanti giorni di chiusura nel corso dell’anno (per venire incontro alle esigenze delle località turistiche). Nessuna modifica invece sulla liberalizzazione degli orari, ma per le domeniche la proposta di legge consente accordi in deroga da sottoscrivere a livello locale. Inoltre, il testo propone incentivi fiscali e contributi (per ristrutturazioni, informatizzazione, efficienza energetica) a favore dei negozi fino a 150 metri quadri nei comuni con meno di 10mila abitanti e fino a 250 metri quadri negli altri.
La sintesi di diversi progetti sembra però scontentare più che unire. Forza Italia, assieme a Scelta civica, vorrebbe una riduzione dei giorni di chiusura obbligatori e non accetta l’opzione degli accordi locali in deroga. Il M5S, invece, vorrebbe un giro di vite anche sulle aperture domenicali. Il Governo infine parrebbe parrebbe propenso a imboccare una via mediana: come ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, va bene fissare alcune chiusure obbligatorie ma nel complesso gli operatori dovrebbero essere lasciati liberi di organizzare il proprio calendario in base alle singole esigenze.
Stesse differenze tra le sigle del commercio: per Federdistribuzione (l’associazione di rappresentanza della gdo) dodici giorni sono «un’enormità» e l’Italia farebbe bene a seguire la via tracciata dall’Europa. Per Confesercenti, invece, la deregulation totale avrebbe creato soltanto disagio sociale.
Orari, proposta di legge contro le liberalizzazioni
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