Nuovi Lea, preoccupazione per il piano vaccinale

Nuovi Lea, preoccupazione per il piano vaccinale

«Nei nuovi Livelli essenziali di assistenza viene riconosciuto il ruolo della farmacia dei servizi che entra così a pieno titolo nelle prestazioni che il Ssn è tenuto ad erogare per dare ai cittadini un’assistenza migliore». Lo osserva Annarosa Racca, presidente di Federfarma, commentando il via libera da parte delle Commissioni Affari sociali della Camera e Igiene e sanità del Senato al Dpcm di aggiornamento dei Lea. «È un nuovo e decisivo passo verso l’attuazione di un provvedimento che permetterà a milioni di italiani di avere accesso a nuove terapie e che vuole garantire ai cittadini un accesso uniforme alle nuove prestazioni su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla Regione in cui vivono», aggiunge Racca. Il prossimo passaggio, il varo in Consiglio dei Ministri, secondo Federfarma nazionale «potrebbe essere effettuato entro l’anno».

Se da una parte l’ulteriore step in avanti verso l’approvazione definitiva dei nuovi Lea è stata bene accolta dagli esperti di settore e dalle società scientifiche, dall’altra le società scientifiche e associazioni professionali componenti del “Calendario vaccinale per la vita” – Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SitI), Società italiana di pediatria (Sip), Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e Federazione Italiana medici di medicina generale (Fimmg) – hanno espresso la loro preoccupazione sulle criticità che il ritardo dell’approvazione del Decreto sui nuovi Lea (nel quale è confluito il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019), insieme a una possibile errata interpretazione del concetto di Livello essenziale di assistenza in tema di vaccinazioni, ha e potrà avere sull’equità di accesso alle cure e alla prevenzione sancita dalla Costituzione per tutti i cittadini italiani.

È quanto si legge in una lettera inviata al Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Stefano Bonaccini, e al Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Antonio Saitta.

«È chiaro come il durevole ritardo nell’approvazione dei nuovi Lea – spiegano gli estensori della lettera – comporti il persistere di rilevanti differenze nell’offerta di vaccinazioni in grado di prevenire importanti malattie tra diversi cittadini italiani in funzione del luogo di nascita. Alcuni esempi aiutano a comprendere la portata del problema. In Puglia un neonato riceve attivamente e gratuitamente protezione contro meningococco B e varicella, un adolescente maschio riceve attivamente e gratuitamente il vaccino contro l’Hpv, e un anziano riceve attivamente e gratuitamente il vaccino pneumococcico coniugato; in altre Regioni, come per esempio la Lombardia, non si riceve alcuno dei vaccini appena citati, per ottenere i quali bisogna pagare talora attraverso compartecipazione alla spesa, o più spesso si è costretti ad acquistare il vaccino a prezzo intero in farmacia, chiedendo poi al proprio medico la somministrazione dello stesso. Tale situazione – sottolineano gli estensori della lettera – crea disuguaglianze intollerabili tra i cittadini di uno stesso Paese».

La preoccupazione del board del “Calendario Vaccinale per la Vita” si estende anche al periodo successivo all’approvazione del Dpcm sui nuovi Lea, che SItI, Sip, Fimp e Fimmg auspicano imminente. «Infatti – spiegano – è noto come alcune Regioni stiano prefigurando un’applicazione “a fasi successive” dell’introduzione delle nuove vaccinazioni inserite nel Pnpv 2017-2019. In concreto, si procederebbe a introdurre subito attivamente le vaccinazioni “mediaticamente” più oggetto di attenzione, come quella contro il meningococco B, mentre verrebbero ulteriormente ritardate in molte Regioni vaccinazioni forse meno conosciute di quelle contro le meningiti, ma il cui impatto di salute ed economico non è di certo inferiore: Varicella, Hpv nei maschi dodicenni, Rotavirus, Herpes zoster e Pneumococco coniugato negli anziani.

Tali vaccinazioni rimarrebbero certo nominalmente Livelli essenziali di assistenza, ma sarebbero fornite nei prossimi mesi solo a richiesta, senza alcuna campagna di promozione attiva, come viceversa avviene tutte le volte che una vaccinazione entra a far parte di un programma di sanità pubblica: il cui obiettivo, per inciso, è di abbattere i casi di malattie e complicanze in modo che si ottenga un beneficio non solo individuale, ma per tutta la collettività.

«Se questa fosse la realtà dei prossimi mesi – scrivono gli esperti di SItI, Sip, Fimp e Fimmg -, avremmo semplicemente sostituito parzialmente una perdurante diseguaglianza dei cittadini sulla base del luogo di nascita o di residenza, aggiungendo una nuova diseguaglianza, basata su fattori economici e culturali: solo la parte di popolazione più consapevole e con maggiori possibilità di informazione potrà esigere le nuove vaccinazioni gratuitamente, i meno informati resteranno non protetti perché inconsapevoli dei propri diritti. L’offerta attiva di tutte le nuove vaccinazioni con le stesse modalità e accesso a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dal luogo di residenza e dal loro stato sociale ed economico, non è soltanto una questione urgente di equità ma anche un investimento vincente. Recentemente è stato calcolato a livello internazionale che per ogni euro investito in vaccinazioni se ne possono generare fino a 24 di risparmi per abbattimento di spese per ricoveri, per farmaci e per incremento della produttività».

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