La mancata aderenza alla terapia è un notevole problema sanitario di cui si occupa molto frequentemente la comunità medica. È possibile che il coinvolgimento del farmacista possa contribuire ad un miglioramento nella gestione della terapia. Lo confermano i risultati di uno studio pubblicato di recente sul “Journal of the American Pharmacists Association” (JAPhA) nel quale si dimostra l’efficacia di un nuovo metodo basato su un questionario compilato dallo stesso cliente e consegnato in farmacia. Da tale modulo è ricavabile una misura, denominata MNPS (Medication Nonpersistence Scale), che permette una stima quantitativa e qualitativa della non aderenza a una terapia medica. Questo sistema ha un duplice valore: il primo è sanitario, perché il monitoraggio dell’effettiva persistenza è l’unica garanzia dell’efficacia della cura, il secondo è professionale ed economico per il farmacista il quale, attraverso il counselling, è in grado di intervenire sulle difficoltà manifestate dal cliente e inoltre può assicurarsi una costante vendita dei farmaci etici e un rafforzamento del rapporto con l’assistito.
Il metodo usato e i risultati ottenuti
La ricerca, coordinata da Amod S. Athavale, consulente della Primary Market Research di Waltham (USA), ha visto il coinvolgimento di seicentosettantacinque clienti di tre farmacie di comunità indipendenti nel sud-est degli Stati Uniti. L’innovazione pratica, come accennato, consiste nella MNPS, una misurazione “auto-riferita” (ovvero basata su risposte e dichiarazioni soggettive del compilatore) sviluppata per fornire una stima, completa di motivazioni, dell’aderenza alla terapia prescritta. I dati delle indagini trasversali sono stati collegati con quelli retrospettivi delle prescrizioni spedite, ottenuti dalle farmacie. L’indagine ha evidenziato 675 casi “utilizzabili” per l’analisi. Questa ha confermato un valore di evidenza da forte a moderata di affidabilità della scala. In particolare, dallo studio del “cut-off” ottimale, è emerso che gli individui che avevano ottenuto un punteggio pari o superiore a 1 alla MNPS dovevano essere considerati non persistenti al trattamento: si è quindi trovato un valido e affidabile strumento di misurazione.
La persistenza aggiunge valore al bene farmaco gestito in farmacia
«Questo studio di validazione ha confermato come la MNPS abbia buone proprietà psicometriche e possa costituire un utile primo passo verso la misura auto-riferita di persistenza ai farmaci nella pratica clinica e nella ricerca» concludono gli autori. È evidente che, qualora questo strumento fosse ulteriormente sviluppato, potrebbe essere impiegato anche sistematicamente in Italia. L’approccio appare interessante perché prevede una prima fase conoscitiva basata sullo studio dei questionari compilati – equivalente a una survey o uno screening – grazie alla quale è possibile raccogliere dati utili da trasmettere al medico prescrittore per verificare l’adesione al trattamento e all’amministrazione sanitaria per il monitoraggio sull’uso dei farmaci. Quindi vi è una seconda fase di consiglio in farmacia, in cui il farmacista, sulla base delle motivazioni addotte dal cliente per la sua riluttanza a proseguire nel trattamento, può cercare di sensibilizzarlo ed educarlo sulla rilevanza della compliance, o favorirla eventualmente proponendo formulazioni alternative, se più gradite, previa consultazione con il medico prescrittore. Si verrebbe così a soddisfare un’esigenza evidenziata già nel 2014 da una revisione sistematica Cochrane relativa ai metodi per migliorare la sicurezza e l’efficacia dei farmaci – quali regimi semplificati di dosaggio ed espressamente il coinvolgimento diretto dei farmacisti nella gestione dei farmaci – che vedono l’adesione come risultato più comunemente riportato e che includono sempre il supporto del farmacista.