Roma, 3 mar – A giudicare da quanto i ricercatori, i dermatologi e le industrie del settore cosmetico si stiano interessando al ruolo del microbioma intestinale, possiamo mettere la mano sul fuoco che presto la maggioranza dei prodotti di bellezza e di trattamento cutaneo vanteranno proprietà pro-microorganismi che affollano il nostro corpo sposando l’idea che se curiamo i nostri batteri ‘buoni’ che popolano la pelle combatteremo rughe, secchezza, acne e dermatiti varie.
I farmacisti conoscono molto bene i probiotici, la nutraceutica e l’integrazione alimentare a favore del microbioma e delle nostre difese immunitarie. A questi si affiancano ora quelli per la pelle e ci sono già creme, sieri, patch e booster che vantano proprietà pro e perfino i pre-biotiche, termine che si riferisce ai prebiotici, sostanze organiche come le fibre idrosolubili che stimolano la crescita dei batteri ‘amici’ i cui effetti benefici si dovrebbero rispecchiare anche sulla trama della pelle.
Le industrie puntano sul microbioma, lo testimonia anche l’imminente congresso mondiale che riunisce i formulatori del settore da tutto il mondo, Cosmetic design summit atteso a giugno ad Amsterdam, interamente dedicato all’innovazione sul microbioma della pelle. Il convegno elenca sponsor di grosse società che producono materie prime in ambito cosmetico interessate a questo nuovo business come DSM (che ha appena siglato una startup con la belga S-Biomedic antesignana nello studio del microbioma), Givaudan, Solabia, Sabinsa, Indena ed Atlantia.
Il tema è caldo, l’attenzione è altissima ed è anche appena nata una piattaforma web dedicata alla ricerca, alla promozione ed alla discussione sul fortissimo trend del microbioma cutaneo. Il sito è della company DSM ma ha carattere puramente editoriale, si legge nella policy aziendale. Il portale si chiama The secret life of skin ed è in effetti una delle prime fonti specializzate sull’argomento per ricercatori, giornalisti, rivenditori ed esperti che vogliono documentarsi sul trend.
La pelle accoglie più di 500 specie diverse di batteri, ha perciò un suo ecosistema da tutelare ma la prima domanda da farsi potrebbe essere se esiste davvero un legame, ad esempio, tra l’idratazione della pelle del viso e i microbi che vivono sulla superficie del nostro corpo. “The secret life of skin” riassume che ad oggi ancora non ci sono studi sufficienti per rispondere con esattezza ma che la strada intrapresa è quella giusta.
I primi studi effettuati in pazienti con carenze immunitarie, in gruppi di volontari con pelle normale, sensibile e invecchiata e in pazienti con dermatite atopica suggeriscono che il delicato equilibrio del microbioma cutaneo può influenzare la salute e la qualità della pelle sana e malata. Immunità, genetica, scelte dietetiche e stile di vita influenzano certamente il delicato equilibrio del microbioma cutaneo. Non solo: l’uso di antibiotici, saponi, prodotti per la cura della pelle e della persona possono alterarlo. Idem alcuni ingredienti specifici, come i conservanti. Perciò il modo con cui trattiamo e ci prendiamo cura della nostra pelle modifica il suo ecosistema e diminuisce l’efficacia della barriera cutanea. Essendo il microbioma cutaneo molto superficiale è parte integrante della barriera ed è plausibile credere che alterandolo si incida sulla capacità protettiva naturale della pelle. Il nuovo filone della detersione e dell’idratazione a favore di microbioma tiene conto di questi aspetti e sfrutta ingredienti affini ai batteri buoni. Ora gli studiosi si concentrano sulla quantità e la qualità delle diverse specie batteriche che vivono sulla pelle per capire come integrarle, proteggerle e potenziarle, un’altra nuova dimensione da esplorare negli anni a venire.