Lo smartphone accompagna i gesti quotidiani di un sempre maggiore numero di persone. Dei due miliardi di utenti connessi quotidianamente grazie al loro telefono nel mondo ventotto milioni risiedono in Italia (fonti Ericsson e Audiweb). Uno degli effetti collaterali di questa abitudine è il continuo interscambio di informazioni che gli smartphone e i dispositivi connessi permettono. Da un lato favoriscono la ricerca di dati pubblici da parte dell’utente e dall’altro raccolgono quelli dell’utilizzatore, tracciandone le abitudini e permettendone l’uso e la condivisione. Questo scenario è divenuto particolarmente fertile per le attività e i servizi di monitoraggio della salute. Con la possibilità di controllare informazioni mediche online in tempo reale e di poter condividere le proprie con una software house incaricata dell’elaborazione, con il proprio medico per un consulto o con la propria rete sociale, il mercato dell’e-health è cresciuto in maniera robusta negli ultimi anni. Tanto che da un’analisi dell’Osservatorio di Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano – in collaborazione con Doxapharma e Fimmg – sull’interesse di mercato da parte delle aziende operanti in ambito salute è emerso che
• Il 34% delle aziende campione applica servizi di tele-consulto tra i professionisti
• Il 14% delle aziende campione applica servizi di tele-salute
• Il 15% delle aziende campione ha avviato le prime sperimentazioni di Telemedicina, il 4% dichiara di usare già queste soluzioni e il 68%è interessato ad utilizzarle nel breve termine
• Il 74% dei Medici di Medicina Generale è interessato al teleconsulto
Un mercato globale
Globalmente il mercato dell’e-health vale nel 2016 13 miliardi di dollari ma la maggior parte degli introiti sono prodotti dal mercato dei dispositivi connessi e dai sensori. Considerando il segmento relativo alle app è anche un mercato incredibilmente giovane se si pensa che nel 2016 il 32% dei publisher di app presenti nei digital store vi era entrato nei 12 mesi precedenti e solo nel 51% dei casi provengono dal mercato tradizionale della salute anche se almeno nell’85% dei casi i prodotti promossi sono realizzati in collaborazione con medici e professionisti. Le tech company, come hanno fatto prima per altri mercati come quello della musica o del cinema, stanno subentrando ai vecchi detentori delle leve di mercato grazie alla facilità con cui i loro prodotti possono essere subito fruiti dal pubblico.
Il target principale dell’intero mercato è dato da pazienti cronici e solo secondariamente al pubblico per tracciamento attività e fitness. I servizi per medici e ospedali vengono considerati il 32% e il 26% dei casi (dati R2G 2016)
Alcune contraddizioni
Pur vivendo un periodo di crescita incontrollata – e forse proprio per questo – il mercato rischia di produrre una bolla. Negli ultimi anni l’aumento dell’offerta ha rischiato di essere superiore alla domanda anche a causa di un pubblico non ancora educato all’uso dei dispositivi e ad una classe medica e a strutture sanitarie pubbliche non pronte ad un’adozione massiva. Per questo il 53% delle app sul mercato globale è ancora sotto i cinquemila download, il 23% arriva sino a cinquantamila e il restante 24% è tra i cinquantamila download e i dieci milioni. Di conseguenza gli introiti non sono ancora in linea con le aspettative dei publisher: il 62% resta sotto i dieci mila dollari annui, il 17% tra i dieci e i cento mila mentre solo il 3% supera i cinque milioni. (dati R2G 2016)
Gli utenti Italiani
In Italia il 16% dei consumatori utilizza applicazioni di salute con una prospettiva di crescita al 2020 quasi del doppio (verso il 33%). Di questi il 10% usa applicativi per il monitoraggio delle abitudini alimentari con una prospettiva di crescita del segmento sino al 30%.
In questo momento le altre app più utilizzate sono nell’11% dei casi per il rilevamento dell’attività cardiaca, nel 10% per il rilevamento dei passi e nel 9% per il monitoraggio degli allenamenti. Solo l’1% degli italiani usa abitualmente app per il monitoraggio del sonno e dei ritmi circadiani. Pur con livello di penetrazione ancora bassi e di minor intensità rispetto all’Europa, dalla stessa indagine del Politecnico emerge che un cittadino su 4 utilizza o è interessato ad utilizzare applicazioni per il monitoraggio del proprio stile di vita. (Dati App Store – Play Store – App Annie)
App e fruizione
Analizzando invece i dati del Play Store di Google possiamo valutare quali siano a tutti gli effetti le app realmente più diffuse e con maggior fidelizzazione.
La prima impressione è che ancora ci sia confusione, almeno nella classificazione negli store, tra la categoria “Medical” e “Health&Fitness”. I primi prodotti in entrambe le categorie (tra le app gratuite) sono uniformemente app di tracciamento e di fitness. Quattro eccezioni sono date da Blood Pressure, The Blood pressure Blog, Mysugar e Dottori.it: le prime due rivolte al controllo della pressione sanguigna, la terza al controllo del colesterolo mentre la quarta offre un servizio per prenotare visite online.
Nella lista del comparto medicale sono inseriti però tracker e diari di gravidanza, allattamento o ciclo (sono almeno 4: iMom, My Calendar, Ma Grossesse e Pregnancy) mentre nel comparto Health appaiono Flo Period, Period Tracker e Clue.
Nel complessivo quindi tra le cinquanta più diffuse applicazioni di entrambe le categorie ben quindici sono incentrate sull’universo femminile, 7 sulla gestione della dieta, 4 quattro sul monitoraggio di battiti cardiaci e pressione mentre 5 sono companion app di servizi web o prodotte da OEM Android.
Le più diffuse app per il fitness sono Strava, Pedometer e il noto Runtastic mentre i servizi pubblici di informazione e monitoraggio non sono ai primi posti della classifica se non nel caso dell’app per le prenotazioni online della regione Lombardia e un servizio di info per il pronto soccorso della USLL 16.
Banche dati informative degne di citazione sono un Prontuario Farmaceutico e un Cerca la farmacia che ha raggiunto più di centomila download. (Dati App Store – Play Store – App Annie)