Lockdown: il farmacista riconosciuto come la figura principale nella gestione della cronicità

Lockdown: il farmacista riconosciuto come la figura principale nella gestione della cronicità

L’Italia è stato il primo paese non asiatico colpito dalla pandemia da Covid-19. Le farmacie sul territorio sono state considerate servizi essenziali e quindi autorizzate a continuare la loro attività durante l’emergenza. Fino a oggi mancava però un’immagine chiara delle criticità che i farmacisti di comunità italiani hanno dovuto affrontare e una quantificazione del loro lavoro nella gestione dei pazienti che non potevano accedere agli ambulatori medici.

Su queste premesse si basa lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica “International Journal of Clinical Pharmacy” e condotto durante i mesi del primo lockdown, che ha fotografato il ruolo svolto dal farmacista nella gestione dell’emergenza sanitaria italiana e l’evoluzione della relazione farmacista-paziente.

Farmacista riferimento per i minor diseases sul territorio

Lo studio, dal titolo, “Community pharmacist’s professional adaptation amid Covid-19 emergency: a national survey on Italian pharmacists”, riporta i risultati di una indagine promossa dalla Società italiana di farmacia clinica (Sifac), in collaborazione con il Centro di Medicina Personalizzata, Asma e Allergie del Itccs Humanitas Research Hospital e Humanitas University di Milano.

L’indagine – condotta su un campione di 169 farmacie, rappresentative di tutto il territorio nazionale – ha avuto due obiettivi principali: rilevare le modalità operative e le criticità riscontrate durante il periodo dell’emergenza sanitaria, e conoscere le principali richieste, i dubbi e i cambi di esigenze riferiti dai pazienti ai farmacisti. «L’indagine restituisce dati estremamente significativi», ha affermato Corrado Giua (nella foto), presidente Sifac, presentando lo studio; in una situazione di lockdown in cui «gli ambulatori di medicina generale non erano accessibili al pubblico e i medici trasmettevano le ricette in via telematica, con gli ospedali che non accettavano più pazienti con problematiche lievi, il farmacista è diventato la figura principale nella gestione dei minor diseases e nel monitoraggio e supporto alle terapie croniche, diventando, di fatto, l’unico riferimento clinico presente fisicamente sul territorio. Nei primi mesi della pandemia, infatti, la farmacia è rimasta il solo luogo fisicamente accessibile a tutti».

Secondo la ricerca, il 76% delle farmacie ha incrementato il servizio delle consulenze in merito alle problematiche di salute in modo esponenziale. Inoltre, l’83% delle richieste dei pazienti era volto anche a ottenere informazioni e chiarimenti, mentre il 69% si riferiva al bisogno di rassicurazione e di un supporto psicologico all’interno della farmacia.

I risultati, dunque, hanno dato evidenza della grande e veloce capacità di adattamento e di risposta del farmacista in termini di servizi offerti, ma soprattutto dei tanti ambiti comunicativi che hanno contribuito alla gestione emergenziale in farmacia. Il farmacista ha educato il paziente, contribuito a smontare le fake news e supportato l’applicazione delle misure preventive e farmaco-terapeutiche.

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