Un’indagine GfK-Gilead su comportamenti e propensioni degli italiani in tema di donazioni verso la ricerca medico-scientifica e le Associazioni dei pazienti è stata presentata nell’ambito della giornata di premiazione dei 66 vincitori della settima Edizione dei tre Bandi di concorso per ricercatori e associazioni pazienti promossi da Gilead in Italia: Fellowship Program, Community Award e Digital Health Program.
L’indagine
Dal sondaggio, che ha coinvolto 1000 individui dai 18 agli 80 anni, intervistati a rappresentanza dell’intera popolazione italiana, compresi malati cronici e caregiver, emerge che la ricerca medico-scientifica è per gli italiani al primo posto tra le “buone cause” di donazione (10 per cento). Mentre le associazioni pazienti occupano l’ultima posizione (1 per cento), superate, tra gli altri motivi di donazione, da aiuti per i Paesi in via di sviluppo, emergenze umanitarie e assistenza ai malati terminali. Tutto ciò però in un contesto che vede il settore delle donazioni in forte contrazione (6 milioni di donatori in meno negli ultimi 12 anni). La donazione degli italiani risulta d’altro canto “selettiva”: si privilegiano la ricerca e le associazioni che si occupano di oncologia o malattie neurodegenerative, a scapito di quelle che si occupano di malattie infettive (HIV/AIDS, Epatiti, malattie a trasmissione sessuale, malattie tropicali), fanalino di coda nella lista. Il motivo è soprattutto legato alla scarsa conoscenza: è un’area a cui non si pensa, lontana dalla propria esperienza personale e prossimale, spesso sentita estranea a sé anche perché pensata come conseguenza di stili di vita scorretti (“Non mi possono colpire”, “Non conosco nessuno che ha queste malattie”).
Chi dovrebbe fare di più?
Innanzitutto le stesse associazioni dei pazienti dovrebbero comunicare di più, in questo momento il 54 per cento dei cittadini dichiara di venire a conoscenza delle diverse realtà associative attraverso il passaparola. Per avere maggiore credibilità gli intervistati affermano che la comunicazione dev’essere trasparente: il 48 per cento chiede vengano diffusi i risultati delle ricerche che sono state effettuate grazie alle campagne di raccolta fondi. E alla domanda fatta per individuare quali sono gli interlocutori che dovrebbero avere un ruolo attivo nella ricerca scientifica, al primo posto con il 52 per cento sono state indicate le istituzioni e al secondo (44 per cento) le aziende farmaceutiche che devono avere un ruolo sociale importante di sostegno sia per la ricerca medico scientifica sia per le associazioni di pazienti.