La crisi dei consumi spinge il private label, i prodotti a marchio dei distributori. Lo dicono i dati: a fine dicembre la quota di mercato del comparto è arrivata al 17%, con una crescita del 7,3% rispetto all’anno precedente. Non siamo ancora ai livelli di alcuni dei nostri “vicini” (più del 40% in Gran Bretagna, 34% circa in Francia), ma il fenomeno è evidente e raggiunge dimensioni europee nel nord Italia, dove la private label assorbe circa un terzo delle vendite totali.
La tendenza, ormai, investe anche comparti merceologici finora rimasti estranei. E’ il caso della cosmetica, per tradizione “amica” del brand di prestigio. «Il recinto emozionale dei grandi brand si sta restringendo» è però l’opinione di Guido Cristini, docente di marketing all’università di Parma, intervistato di recente dal Corriere della Sera «mentre cresce invece il peso della pressione promozionale del distributore, che è capace di fornire una scontistica maggiore al cliente».
E’ uno degli effetti della crisi che nel 2012 ha fatto toccato il suo punto più acuto. Lo registra anche Nielsen nel suo ultimo bollettino sulle tendenze del mercato: «Oggi i consumatori sono alla continua ricerca del risparmio» scrivono gli esperti della società di ricerche «tagliano le “spese superflue”, riducendo quindi i consumi fuori casa, i viaggi e l’intrattenimento, rimandano le spese secondarie, riducono l’utilizzo dell’auto per contenere l’aumento del prezzo del carburante. Ma soprattutto, cercano di risparmiare sulle spese primarie “inseguendo” la convenienza, ossia promozioni e per l’appunto private label. Oppure affidandosi ai canali più economici come il discount, che infatti nel 2012 cresce del 4,6% rispetto all’anno precedente.