Ogni due anni i farmacisti che aderiscono al network europeo Alphega Pharmacy si ritrovano a Montecarlo per fare il punto della situazione. I numeri sono in continua crescita, dai 4.800 associati del 2014 si è passati ai 6.600 odierni, distribuiti tra Repubblica Ceca, Francia, Spagna, Italia, Olanda, Germania, Gran Bretagna, Turchia e Romania.
Il valore dell’indipendenza
Nato nel 2001, Alphega Pharmacy fa parte oggi della galassia Walgreens Boots Alliance, colosso internazionale dell’healthcare, presente in oltre venticinque Paesi: 415.000 dipendenti, 13.200 punti vendita in undici Paesi, 390 centri di distribuzione che consegnano a oltre 230.000* farmacie, medici, centri sanitari e ospedali in più di venti Paesi.
Ma qui il discorso è diverso, il network mantiene intatto il principio cui si ispira fin dalla nascita, l’indipendenza: le farmacie che aderiscono sono indipendenti e usufruiscono semmai dei vantaggi di appartenere a una rete che non è solo nazionale. Un concetto ribadito a Montecarlo da Ornella Barra, co-chief operating officer di Walgreens Boots Alliance: la compresenza, nelle diverse realtà, di farmacie indipendenti e di catene di proprietà è un valore aggiunto, tanto più che la volontà dei marchi che fanno capo a Wba non è quella di fagocitare il mercato. «Nel Regno Unito Boots, che ha 170 anni di vita, possiede circa 2.500 farmacie su 12.000 totali», sottolinea Barra. «La maggioranza di esse, circa 6.000, è ancora indipendente. Stesso discorso per Wba negli Stati Uniti: esiste da 110 anni e possiede “solo” 9.500 farmacie».
Come è noto, in Italia esiste da un anno la possibilità per le società di capitale di acquisire la proprietà delle farmacie, con un limite di mercato del 20% a livello regionale. Senonché un emendamento presentato e poi cassato durante l’esame della legge di Bilancio, a dicembre, e le successive dichiarazioni del ministro della Salute Giulia Grillo hanno fatto pensare a una “controrivoluzione” imminente, ovvero a un provvedimento che riporti nelle mani dei farmacisti la maggioranza delle quote delle farmacie. Al momento pare che non se ne faccia nulla ma fare pronostici sul futuro resta difficile. Sul tema Barra dice di confidare «nella capacità politica di chi ci governa di comprendere che non si può tornare indietro». La vera questione, per lei, sta nella libertà di scelta del titolare, garantita dalla normativa vigente: rimanere indipendente oppure decidere di cedere la proprietà a una società di capitale. Quanto al mercato italiano, Barra afferma che Wba sta riflettendo sulla possibilità di nuovi investimenti, dopo il test avviato a Milano con l’acquisizione di alcune farmacie in crisi. A metà aprile se ne saprà qualcosa di più.
Parola d’ordine: innovare
La due giorni monegasca ha visto succedersi sul palco numerosi relatori, tanto interni al gruppo quanto esterni. Parola d’ordine innovare, giovandosi del molteplici applicazioni che il progresso tecnologico offre al settore healthcare. Fermo restando che il contatto umano e la funzione di mediatore per i temi della salute svolta dal farmacista rimane imprescindibile. E-commerce, sviluppo di app dedicate, utilizzo di nuovi device eccetera – fanno intendere i vari relatori, in modo concorde – non potrà mai annullare la professionalità di chi quotidianamente lavora dietro il banco.
Di particolare interesse l’intervento di Jim Weinstein, capo dell’Innovazione di Microsoft Healthcare, che ha illustrato come si può sviluppare, partendo dal mercato americano, la partnership Wba-Microsoft sancita alcuni mesi fa. Un connubio che unisce un operatore dell’ambito healthcare di livello mondiale con un colosso dell’informatica e, più in generale, dell’universo digitale. Inutile dire che l’incrocio tra big data e implementazione di strumenti digitali finalizzati a monitorare, attimo dopo attimo, la salute individuale rappresenta, e non da ora, la nuova frontiera in ambito healthcare. E, stando agli addetti lavori, siamo solo all’inizio.