Italiani e stato di salute, buono il trend ma bisogna fare prevenzione

Italiani e stato di salute, buono il trend ma bisogna fare prevenzione

Presentato a Roma in occasione della XIII Edizione del Forum Meridiano Sanità, il Rapporto annuale Meridiano Sanità elaborato da The European House – Ambrosetti.  Una fotografia dello stato di salute dei cittadini e una panoramica sull’evoluzione demografica ed epidemiologica dal 1978, anno dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, a oggi.

Il Meridiano Sanità Index – che ha l’obiettivo di fornire una valutazione multidimensionale delle performance del sistema sanitario attraverso un confronto con i principali Paesi europei – pone l’Italia al primo posto in Europa per lo stato di salute della popolazione, migliorando il terzo posto dello scorso anno (fig.3).



Vari indicatori di performance sono stati utilizzati per definire lo stato di salute:  aspettativa di vita alla nascita, tasso di prevalenza per patologie croniche ad alto impatto, fattori di rischio per adulti, tasso di mortalità infantile. Dall’analisi risulta che l’Italia si posiziona meglio di altri paesi, soprattutto rispetto a aspettativa di vita alla nascita, tassi di mortalità, indice dei fattori di rischio per gli adulti. Le aree più critiche riguardano invece i fattori di rischio per i bambini e il numero di anni vissuti con disabilità (fig.4). Gli anni guadagnati grazie alla maggiore aspettativa di vita sarebbero quindi gravati dal peso delle malattie croniche e dalle loro conseguenze.  Da qui la necessità di investire in prevenzione modificando gli stili di vita e le abitudini alimentari e comportamentali dei cittadini.



Viene inoltre rilevata una importante variabilità regionale, con le regioni del sud e in particolare la Campania a livelli decisamente inferiori rispetto alla media nazionale e lontane dalle regioni che registrano i punteggi migliori come Toscana, Lombardia, Emilia Romagna.


I risultati dell’analisi – keypoints

  • Negli ultimi 40 anni i cittadini italiani hanno guadagnato quasi 10 anni di vita, raggiungendo un’aspettativa di vita media di 83,3 anni.
  • A fronte di una riduzione nella mortalità per alcune patologie come le malattie cardiovascolari, tumori e malattie metaboliche, si rileva un aumento delle malattie croniche per le quali si richiedono  nuovi servizi di assistenza che il sistema è chiamato a garantire. Uno scenario con ricadute sulla spesa sanitaria, prevista in crescita per il 2050 a 213 miliardi, dai 116 di oggi.
  • Capacità di risposta ai bisogni di salute emergenti, inappropriatezza prescrittiva e livello delle risorse economiche disponibili sono tra i fattori che minacciano la sostenibilità del sistema e di conseguenza il mantenimento dei livelli di salute attuali.
  • L’invecchiamento della popolazione – con riduzione del tasso di natalità, aumento dell’aspettativa di vita e riduzione della mortalità precoce- continuerà a modificare la struttura demografica della popolazione e quindi a determinare un aumento significativo delle malattie croniche non trasmissibili. Nel 2050, la differenza tra over 65 e under 5 sarà pari a 17 milioni di individui.
  • In Italia, più che in altri paesi, esiste il problema della resistenza batterica (AMR) con ricadute  economiche: il costo sanitario della AMR è stato stimato in 319 milioni di euro, in crescita fino a 1.8 miliardi nel 2050.

La sfida della prevenzione

La relazione riporta una analisi dei possibili interventi diretti alla soluzione delle criticità. Emergono in primo luogo le attività di prevenzione primaria per la riduzione dei fattori di rischio modificabili (sedentarietà, fumo, sovrappeso e obesità, ipercolesterolemia, ipertensione) a partire da malattie cardiovascolari, tumori e patologie metaboliche.

In quest’ottica la figura del farmacista come primo presidio sanitario sul territorio potrebbe giocare un ruolo fondamentale. Tra le possibili aree di partecipazione: promozione della salute e definizione di percorsi individuali di prevenzione, in affiancamento alla medicina generale; educazione sugli stili di vita e diffusione di profilassi vaccinali, e realizzazione di percorsi di follow up strutturati per i pazienti ad alto rischio.

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