Lo studio ANDID sulla Food and Nutrition Literacy, presentato nel corso di un evento dello scorso 7 giugno a Roma alla presenza di esponenti di istituzioni sanitarie e società scientifiche, sottolinea l’urgenza di riportare al centro del dibattito pubblico il tema della cultura alimentare. Lo studio ha fatto emergere una situazione di prevalente alfabetizzazione alimentare problematica che incide negativamente sullo stato di salute del singolo e della comunità, con ricadute significative sullo scenario epidemiologico nazionale. Molto si può fare per supportare, educare e informare, la sinergia tra dietologi e farmacisti è auspicabile.
Lo studio
Alfabetizzazione alimentare scarsa o inadeguata per oltre il 70% degli italiani, che si traduce nel non saper scegliere i giusti alimenti per una dieta sana ed equilibrata, ma anche nell’incapacità a preparare e consumare il cibo. Donne più attente degli uomini; anziani i più esposti a comportamenti a rischio, anche come riflesso della crisi economica: è quanto emerge dalla ricerca condotta su un campione di oltre 1000 italiani, eterogeneo per genere, età, distribuzione geografica e livello di istruzione, che ha misurato il livello di food and nutrition literacy nel nostro Paese [1].
La sinergia auspicabile con le farmacie
«Nel campo della nutrizione, la collaborazione tra farmacista e dietista è possibile – ed auspicabile – sul terreno della sensibilizzazione e corretta informazione al cittadino» commenta Marco Tonelli, Presidente ANDID (nella foto) «Negli ultimi anni la farmacia ha assunto un ruolo di primo piano nell’influenzare le scelte di salute dei consumatori e questo riguarda inevitabilmente anche l’ambito dell’alimentazione. I farmacisti, punto di riferimento capillare sul territorio per i cittadini-pazienti, e i dietisti, in qualità di professionisti competenti nell’ambito dell’alimentazione, nutrizione e dietetica, devono farsi portatori di un messaggio univoco per orientare il consumatore in un ‘mercato delle diete’ guidato da logiche commerciali, spesso spregiudicate, che promuovono prodotti miracolosi e incoraggiano scelte di consumo poco salutari, se non addirittura dannose.
In quest’ottica, il farmacista può assolvere l’importante compito di indirizzare il cittadino verso interlocutori competenti ai fini dell’elaborazione di una dieta personalizzata sulle specifiche esigenze nutrizionali.
La collaborazione attiva tra queste due figure professionali può contribuire a veicolare una corretta informazione, anche mediante l’organizzazione di campagne istituzionali e giornate di sensibilizzazione in farmacia.»
[1] Nota metodologica: lo studio è stato condotto su un campione di 1144 soggetti maggiorenni, rappresentativo della popolazione italiana, con distribuzione uniforme a livello territoriale, per età, genere, livello di istruzione, stato civile, stato lavorativo. La rilevazione è avvenuta mediante questionari cartacei (PAPI- Paper And Pencil Interviewing).