Un risultato importante quello che arriva dalla conferenza Stato-Regioni del 30 maggio 2019 che approva formalmente il “Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere sul territorio nazionale“, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018. Un parametro, quello del “genere” che nella medicina diventerà sempre più fondamentale nella definizione dei percorsi diagnostici e per la sperimentazione clinica dei farmaci.
Le comunità scientifiche concordano da tempo che genere, ambiente, stili di vita e condizioni socio-economiche influiscono sulla salute dell’individuo condizionandone gli esiti di malattia ma spesso i percorsi di formazione si basano ancora su studi condotti in passato quasi esclusivamente su casistiche di un solo sesso, di solito quello maschile. In realtà di medicina di genere si inizia a parlare già a partire dagli anni ’90, si legge in uno dei quaderni del Ministero della salute: “Nella IV Conferenza mondiale sulle donne tenutasi a Pechino del 1995 emerse l’esigenza di inserire una prospettiva di genere in ogni scelta politica, particolarmente in materia di salute fisica e mentale, partendo dalla constatazione che la “ricerca medica era basata prevalentemente sugli uomini” (Piattaforma d’azione della conferenza). In tale occasione, si stabilì che tutte le azioni programmatiche di governo dovessero avviare politiche indirizzate a uno sviluppo sociale tendente a promuovere eguaglianza ed equità tra donne e uomini anche in materia di salute. La medicina di genere vuole infatti descrivere le differenze nella prevenzione, nella diagnostica e nella terapia di tutte le malattie, e non necessariamente quelle che prevalgono in un sesso o nell’altro o le patologie dell’apparato riproduttivo”.
Il Piano è nato dall’impegno congiunto del Ministero della salute e del Centro di riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità con la collaborazione di un Tavolo tecnico-scientifico di esperti regionali in Medicina di Genere e dei referenti per la Medicina di Genere della rete degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico nonché di AIFA e AGENAS.
Alessandra Carè, responsabile del Centro di Riferimento di Medicina di Genere dell’Iss ha commentato: «Con l’approvazione di tale Piano, per la prima volta in Italia viene inserito il concetto di “genere” nella medicina, al fine di garantire in modo omogeneo sul territorio nazionale la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale. Nell’era della Medicina personalizzata risulta quanto mai importante, anzi direi indispensabile, tenere conto delle numerose differenze osservate tra uomini e donne nella prevenzione, diagnosi e cura delle malattie».