I dati parlano chiaro: il mercato italiano degli integratori vale 2,5 miliardi di euro di vendite, che passano per il 92 per cento dalla farmacia. Il comparto è cresciuto del 9 per cento nell’ultimo anno ed è ormai il secondo per valore in farmacia, prima dell’automedicazione (Fonte dati New Line Ricerche di Mercato). L’80 per cento degli italiani – affermano le indagini di Gfk Eurisko – ha utilizzato almeno una volta un integratore. Dati nel complesso molto confortanti che fanno dell’Italia il Paese leader in Europa e che sono stati ribaditi nel corso di una tavola rotonda organizzata, a Milano, da Federsalus, associazione che riunisce 162 imprese del settore, rappresentative di tutta la filiera produttiva: materie prime, trasformazione in prodotto finito, commercializzazione di prodotti a marchio.
Ultimissima novità, per Federsalus, la creazione di un Centro studi che, come primo passo, ha realizzato un’indagine on line che ha coinvolto 108 tra le aziende associate, concentrandosi su alcuni temi: organizzazione e livelli di occupazione; contesto economico; investimenti; mercato; export e attività estere, trend e prospettive future. In fatto di occupazione il 50 per cento del campione afferma che nell’ultimo anno ha aumentato la propria forza lavoro mentre il 41 per cento l’ha mantenuta costante. Quanto all’export, per il 58 per cento delle imprese le attività estere sono aumentate nell’ultimo anno e per il 37 per cento sono rimaste stabili. Positivi i risultati dell’indagine anche per quello che concerne la destinazione degli investimenti, visto che in prospettiva si confermano strategiche le aree qualità, innovazione di prodotto e processo, internazionalizzazione ed export.
Tutte rose e fiori, allora? No perché, come sottolinea il presidente di Federsalus Marco Fiorani, la rigidità della normativa comunitaria in materia di registrazione di prodotti “funzionali” contribuisce a rallentare un’ulteriore espansione del settore, senza contare il persistere di legislazioni non uniformi tra i vari Paesi membri.