Tra i consumatori europei il passaparola si conferma la fonte più affidabile per raccogliere informazioni sui brand. A considerarla attendibile, infatti, è l’80% degli intervistati, mentre al secondo posto si piazzano opinioni e recensioni online con il 63% delle segnalazioni. La classifica arriva da un’ analisi condotta da Nielsen per misurare la resa dei principali strumenti di comunicazione: il passaparola mantiene la prima piazza ma perde 9 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente, un fenomeno che secondo gli esperti si può spiegare con l’esigenza crescente del consumatore di ricevere informazioni di maggiore dettaglio sulle caratteristiche o sulle specificità del prodotto in valutazione.
Tale tendenza spiegherebbe la stabilità dell’online (internet e social network, che confermano il livello di preferenza delle precedenti analisi) e la collocazione al terzo e quarto posto dei pubbliredazionali (55% dei consensi, +7%) e dei siti internet aziendali (53%, +9%). In particolare, il recupero dei pubbliredazionali può essere in parte spiegato dall’autorevolezza delle testate sui cui sono pubblicati. A spiegare invece la crescita di importanza dei siti internet delle aziende concorrono molteplici fattori: per cominciare la progressiva crescita della diffusione di internet e dell’alfabetizzazione al mezzo; poi il fatto che molte aziende, soprattutto quelle orientate alla vendita online o attive in particolari settori hanno sviluppato siti interattivi ad alta densità informativa; infine, sempre più spesso i siti sono citati esplicitamente dalle creatività sui mezzi tradizionali come luogo dove raccogliere informazioni aggiuntive rispetto all’offerta pubblicizzata, in ottica di mutuo rafforzamento del messaggio pubblicitario.
Le prime tre posizioni della classifica europea si ripetono fedelmente nella graduatoria che emerge dalle risposte dei consumatori italiani, Il passaparola viene indicato come fonte più attendibile dal 79% degli intervistati, al secondo posto si piazzano commenti e recensioni sui social media (64%) e al terzo i contenuti pubbliredazionali (50%). Le cose cominciano a cambiare nelle posizioni successive: la televisione (con il 42%) “ruba” la quarta posizione ai siti web dei singoli brand, a testimonianza della centralità che il mezzo ha ancora nel nostro Paese. Seguono product placement, pubblicità radiofonica e carta stampata, mentre i siti internet aziendali si devono accontentare dell’ottava posizione (40%).