In Francia l’e-commerce comincia a far paura

In Francia l’e-commerce comincia a far paura

E se alla fine le paure dei titolari verso l’e-commerce si rivelassero fondate? Se l’online fosse davvero l’apriscatole che nel tempo scardinerà la distribuzione esclusiva del farmaco in farmacia? E’ la domanda che da qualche settimana hanno cominciato a porsi i farmacisti francesi, una volta scoperto che la legge varata un paio di anni fa per riservare alle sole farmacie la vendita via web dei “senza ricetta” non è a prova di aggiramento. Lo conferma il caso di Doctipharma, portale di e-commerce appartenente al gruppo editoriale Lagardère: anche se le norme autorizzano a vendere on line soltanto i siti web collegati a una farmacia reale, Doctipharma si può permettere di esporre in vetrina anche l’Otc (oltre al parafarmaco, come riferisce il Quotidien du Pharmacien) grazie a un sistema di “sottodomini” che riportano a varie farmacie del territorio; in sostanza, le offerte pubblicate sulla homepage del portale linkano a siti (con indirizzo nomedellafarmacia.doctipharma.fr) che appartengono a presidi e titolari regolarmente autorizzati.


Se la “breccia” preoccupa i farmacisti francesi è per due motivi. Innanzitutto c’è da fare i conti con il gruppo Leclerc, il gigante francese della distribuzione organizzata che da almeno un ventennio manovra per avere gli Otc nei suoi supermercati. Quest’estate l’obiettivo pareva a portata di mano, grazie al progetto di legge del ministero dell’Economia che prometteva di liberalizzare i “senza ricetta”. Poi tra settembre e ottobre la mobilitazione dei titolari ha fatto innestare la retromarcia al governo e la liberalizzazione è finita in un cassetto. L’esempio di Doctipharma, tuttavia, potrebbe convincere il gruppo a rifarsi con l’e-commerce. Senza contare l’interesse dei grandi portali – come Amazon – che già oggi su molti prodotti ripropongono offerte di siti più piccoli.


Poi c’è il rapporto Ferrand, dal nome del deputato socialista Richard Ferrand, al quale il primo ministro Manuel Valls aveva dato l’incarico di elaborare un pacchetto di proposte per “modernizzare” le professioni regolamentate. Nel documento, consegnato all’inizio di novembre, c’è infatti l’ipotesi di abolire il collegamento obbligatorio tra sito di e-commerce e farmacia, anche se – si legge nel rapporto – non c’è alcuna intenzione di rompere il monopolio distributivo della farmacia sull’Otc. Non è molto chiaro come si potranno conciliare i due principi, ma qualcuno in Francia ha già fatto notare che la proposta sembra calzare a pennello per le aziende della distribuzione intermedia, che potrebbero aprire portali per l’e-commerce farmaceutico affidando poi alle farmacie associate la dispensazione formale delle confezioni.


E’ evidente che si tratta di uno scenario sui quali deve cominciare a ragionare anche la farmacia italiana e assieme tutta la filiera. In materia di e-commerce, infatti, l’Italia ha adottato nel febbraio scorso norme molto vicine a quelle francesi: il ministero della Salute deve ancora dettare le disposizioni attuative, quindi per il momento sul web nessuno può ancora vendere niente che sia farmaco; prima o poi, però, il via libera arriverà e qualcuno cercherà certamente di imitare Doctipharma. Anzi, c’è chi ha tutti i numeri per farlo appena sarà possibile: è il caso di Poste italiane, che quest’estate aveva aperto la sua “parafarmacia web”, ossia Postesaluteshop.it; come si ricorderà, infatti, l’operazione ha per partner Farmacia.it, portale lanciato nel ’97 da un paio di farmacisti casertani che oggi offre servizi alla filiera (più di mille clienti tra farmacie, cooperative e gruppi di acquisto, secondo il “chi siamo” del sito). Doctipharma è soltanto un passo più in là.

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