Il trend in aumento è evidente. Sono passati poco più di due anni dal decreto legge 4 agosto 2006, n. 248 che identifica le farmacie e gli esercizi commerciali autorizzati dalle regioni o dalle province autonome a fornire a distanza al pubblico medicinali senza obbligo di ricetta – in altre parole a vendere Sop e Otc via Internet – che si è già giunti a cinquecentoquarantatre servizi autorizzati (cifre aggiornate dal Ministero della Salute al 10 luglio2017), ovvero circa cento in più rispetto al dato del gennaio scorso, quando le “farmacie-web” erano quattrocentroventisette.
Dati diversi nelle regioni italiane
Dei cinquecentoquarantatre esercizi totali sopracitati, occorre specificare che quattrocentosessanta sono costituiti da farmacie mentre ottantatre sono rappresentati da parafarmacie contro le trecentosessantatre e sessantaquattro, rispettivamente, di inizio anno. I dati aggregati per regione evidenziano forti disparità. Al primo posto si trova il Piemonte con ottantasette esercizi (dei quali settantadue sono farmacie e quindici parafarmacie seguito dalla Lombardia, con ottantuno esercizi (di cui settantacinque farmacie e sei parafarmacie) mentre in terza posizione si situa la Campania, regione che ha concesso l’autorizzazione a sessantotto titolari che ne hanno fatto richiesta (sessanta di farmacia e otto di parafarmacia). All’estremo opposto la Calabria e la provincia autonoma di Trento, dove ancora nessun farmacista ha ottenuto l’autorizzazione ad attivare un sito Internet per l’e-commerce. Nel primo caso, però, alla base vi è il mancato recepimento della normativa nazionale, tanto che le domande dei titolari calabresi sono numerose ma giacciono in attesa delle decisioni della Regione. Una situazione non molto migliore, comunque, si rileva nel Molise e nella Valle d’Aosta, rispettivamente con una e due farmacie web, come anche nella provincia autonoma di Bolzano e in Basilicata che si limitano a tre esercizi autorizzati ciascuna. A seguire, sette esercizi autorizzati in Friuli Venezia Giulia e Abruzzo e a dieci, dodici e quindici siti approvati rispettivamente in Liguria, Umbria e Marche. Superano addirittura quota venti la Sardegna, la Sicilia e la Toscana – rispettivamente con ventidue, venticinque e ventinove esercizi autorizzati e quota trentuno per la Puglia e quaranta per il Veneto. Numeri molto elevati, infine, (subito sotto quelli della Campania), si rilevano nel Lazio e nell’Emilia Romagna dove si contano già cinquanta esercizi autorizzati.
Potenzialità e problemi di gestione
In questo scenario di crescita delle licenze, lenta ma costante, ma con ancora delle possibilità commerciali relativamente ridotte a causa dai paletti legali, sono principalmente due le impostazioni di base dei negozi che si possono riscontrare da un’analisi degli esercizi online. Non tutte le farmacie sono disposte a fare forti investimenti e quindi ad aprire degli store performanti a livello tecnologico, dell’usabilità, del posizionamento sui motori e dal punto di vista delle scorte di magazzino e dei prezzi esibiti, tutti elementi necessari per rispondere alle esigenze di forti scontistiche e spedizioni celeri da parte degli utenti di un negozio online. Sono così pochi gli e-commerce veramente performanti che puntano ad un sostanziale incremento del fatturato della farmacia. Ben più spesso la presenza web risponde a due esigenze non direttamente legate al business digitale:
– esibire, presso l’esercizio fisico, la presenza online per un’immagine fresca e aggiornata
– accrescere il “top of mind” verso i propri clienti territoriali che possono imbattersi nella farmacia di quartiere anche quando fanno ricerche online
La spinta di Amazon
L’esigenza di alcune farmacie di avere una presenza sul web anche senza un piano commerciale, induce Amazon a proporre ai titolari italiani punti vendita personalizzabili sulla propria piattaforma. Mentre da un lato il colosso del retail può generare preoccupazioni, dall’altro può offrire nuove opportunità per collocare online le proprie offerte senza costi infrastrutturali e in poco tempo, rimandando a progetti di più lungo respiro la propria politica commerciale qualificata nel canale dell’e-commerce.