Il primo appuntamento con la dermocosmesi, che in farmacia fa pensare ad affinità e maggiore rispetto della pelle. Tratta il tema Agnese Ferrara, apprezzata giornalista che per l’Agenzia stampa ANSA si occupa di cultura e lifestyle, che per La Repubblica e sul sito www.repubblica.it scrive di salute e benessere.
In questo articolo risponde ad alcune domande sul tema. Quali parole identificano i punti di forza di tali categorie di prodotti e cosa significano realmente? Quali definizioni sono frutto di prove dermatologiche convalidate dalla scienza a garanzia di una maggiore tollerabilità e quali sono invece frutto di belle idee marketing? L’argomento è di forte attualità e la confusione non manca, in particolare per una definizione fra le più note ed usate al mondo in questo momento: il termine ‘ipoallergenico’, abbondantemente impresso sulle etichette.
Indagine sui best seller del canale online
I giorni scorsi sono rimbalzati sui principali quotidiani italiani ed esteri i risultati di una recente indagine, pubblicata sullo scorso numero di Jama Dermatology, in cui sono state confrontate le formule di ben 174 creme, lozioni e oli idratanti per il viso, best-seller negli Stati Uniti sui siti di vendite online (Amazon, Target e Walmart). Lo studio, condotto dai ricercatori della Northwestern University di Chicago, svela che solo il 12 % di questi prodotti, dichiarati ‘ipoallergenici’, non conteneva ingredienti a rischio : 87 di questi contenevano miscele di profumi, 75 i parabeni e 74 il tocoferolo, ingrediente elencato fra i sensibilizzanti cutanei. In 18 cosmetici reclamizzati ‘senza profumo’, perciò ritenuti dai consumatori allergici più affini alla loro pelle, c’era invece almeno un potenziale allergenico da fragranza. Lo studio ha sollevato un dibattito acceso a cui sta dando ancora spazio il numero odierno di Jama Dermatology, pubblicato in questi giorni. La rivista accoglie anche una lettera della University of California di Los Angeles in cui si esprimono dubbi anche sulle definizioni ‘ipoallergenico’ e ‘approvato per uso pediatrico’ comunemente impresse sui prodotti per i bebè.
Definizioni utili
Le normative statunitense ed europea differiscono sotto molti aspetti ma va detto che anche in Europa la definizione ‘ipoallergenico’ è ancora poco regolamentata. La Commissione europea si limita a fare alcune raccomandazioni alle industrie e sta al farmacista richiedere alla ditta produttrice maggiori informazioni e garanzie sul tipo di test svolti e sull’eventuale assenza di ingredienti a rischio.
Per capire meglio è utile riportare cosa raccomanda il Working Group della Commissione europea a tale proposito: il termine ‘ipoallergenico’, scrivono gli esperti, può essere usato solo nei casi in cui il prodotto è stato formulato per minimizzare il potenziale allergenico e che tale caratteristica sia stata provata scientificamente e in modo statisticamente valido. Il prodotto ipoallergenico non dovrebbe contenere affatto sostanze sensibilizzanti già note e classificate nel documento regolatorio CLP dell’Unione europea, oppure ritenute tali in letteratura scientifica o ancora prive di dati sul loro potenziale sensibilizzante.
“La definizione ‘ipoallergenico’ non garantisce l’assenza completa del rischio di reazione allergica e il prodotto non dovrebbe invece dare l’impressione che lo sia – si legge nel documento tecnico – le industrie produttrici dovrebbero fornire maggiori e più complete informazioni a proposito”.
Nel dettaglio la Commissione precisa cosa dovrebbero significare le più comuni definizioni impiegate per definire una maggiore tollerabilità cutanea:
- ‘Tolleranza testata’ significa che il prodotto è stato sottoposto a test sotto la supervisione di professionisti scientificamente qualificati con test eseguiti su un gruppo target e che i risultati di tali prove dimostrano che il prodotto è stato ben tollerato in questo gruppo di volontari.
- ‘Testato sotto la supervisione medica’ indica che il prodotto è stato sottoposto a test condotti sotto la supervisione di professionisti qualificati in ambito medico, medici o dentisti.
- ‘Dermatologicamente testato’ indica che il prodotto è stato valutato sulla pelle di esseri umani sotto la supervisione di un dermatologo. I test di autovalutazione fatti dai consumatori non valgono.
- ‘Clinicamente testato’ significa che lo studio di valutazione è stato condotto su pelle umana sotto la supervisione di un medico o di un altro professionista equivalente e secondo protocolli clinici o svolto in ambito clinico.
È importante per il farmacista valutare questi aspetti, soprattutto per garantire al proprio cliente la qualità e la sicurezza dei prodotti in assortimento, distinguendosi da un’offerta vasta ma generica.
Siti di approfondimento: Jama Dermatology, analisi prodotti cosmetici ipoallergenici http://bit.ly/2EmKoQh – Comunità europea, documento tecnico sui claims pubblicitari prodotti cosmetici (pdf si scarica qui): http://bit.ly/2HdnoFe