Sì è svolta a Roma – ospitata nella prestigiosa sede del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico – la quinta edizione dell’Osservatorio Th.Kohl, occasione ormai tradizionale di confronto sul tema della farmacia che cambia.
Farmacisti al bivio
La celebrazione dei dieci anni di vita di Pharmathek, società del gruppo Th.Kohl che si occupa di automazione, ha preceduto l’Osservatorio vero e proprio. Il racconto dei titolari che hanno deciso di avvalersi del magazzino automatizzato è stato utile a comprenderne le più profonde motivazioni: necessità di maggiore spazio al pubblico, razionalizzazione dei tempi di servizio, volontà di dare soprattutto un impulso di modernizzazione alla professione, in chiave imprenditoriale.
Quanto all’Osservatorio, dalla relazione di Gadi Schonheit di Doxa Pharma risulta un quadro sfaccettato, quello che emerge da un’indagine svolta su 500 farmacisti. La vocazione alla cooperazione, al “fare rete”, riguarda un quarto del campione mentre un altro quarto è rappresentato da titolari ancora vincolati a una visione tradizionale della professione, nonostante gli ultimi quindici anni di novità legislative abbiano provveduto abbondantemente a scardinare il sistema consolidatosi per decenni. Più in generale, si riscontra una crescente tendenza a rivendicare un ruolo più centrale della farmacia all’interno del Ssn, a una maggiore differenziazione in base alla peculiarità dei servizi offerti.
Come creare questa identità “unica” della singola farmacia?
Nella visione di Schoenheit tutte le componenti sono determinanti: «La comunicazione con i medici, l’adeguamento delle piattaforme digitali, la pharmaceutical care, una leadership che deve essere «del farmacista e non della farmacia», un layout che coinvolga anche emozionalmente chi vi entra ogni giorno».
Quanto alle eventuali catene prossime venture Luca Pellegrini – docente allo Iulm di Milano e membro di TradeLab – ne sintetizza il probabile approccio: «Rapida creazione di reti, acquisto di farmacie in difficoltà, forte enfasi sulla convenienza, ampliamento delle aree a libero servizio e pressione sui fornitori, grande impulso ai prodotti a marchio. I risultati? Da valutare non nell’immediato ma nell’arco di cinque anni».
E la comunicazione? L’omnicanalità è la nuova frontiera – sottolinea Pier Francesco Verlato di Th.Kohl – così come è fondamentale la necessità di una «immagine coordinata» della farmacia, di una identità fortemente riconoscibile all’esterno, al di là dei canali utilizzati per promuoverla.
Interessante infine la testimonianza di Mark De Simone, ad della francese Welcoop, una cooperativa di farmacisti nata negli anni Trenta a Nancy, che si è sempre proposta di preservare l’indipendenza delle farmacie cercando però di integrarle nel sistema sanitario. Oggi ai 3.600 soci di Welcoop fanno capo attività le più varie: logistica, assistenza domiciliare, informatica, produzione di generici e Otc. Una galassia di attività, insomma, con una precisazione: in Francia il capitale non è (ancora) entrato nelle farmacie.