Il futuro è di chi riesce a spostare le sedie

Il futuro è di chi riesce a spostare le sedie

Ospitata una settimana fa al Kilometro rosso, il Parco tecnologico di Bergamo, la terza edizione del Forum annuale di Shackleton sull’innovazione in farmacia ha dimostrato che l’evento si è già scavato uno spazio di riguardo nel fitto calendario degli appuntamenti rivolti ai titolari. E anche in quello dei giornalisti che, come me, scrivono per i farmacisti. Il fatto è che il Forum permette ogni anno di fare la conoscenza con un rappresentante di quella ristrettissima categoria di persone che io chiamo “gli spostatori di sedie”. E’ una definizione che ho coniato un po’ di anni fa: la casa editrice in cui lavoravo aveva organizzato per i suoi dipendenti una giornata di team building, quei corsi che servono a cementare lo spirito di gruppo aziendale.

Tra le varie attività ci venne proposto un gioco: si trattava di attraversare una stanza in cui varie sedie erano state disposte a formare una gimcana, raggiungere una scrivania attaccata alla parete opposta e risolvere un gioco di intelligenza. I docenti spiegarono le regole, ci divisero a gruppi e a turno ogni gruppo fece la sua prova. Vinceva chi completava la gara nel minor tempo. Quando toccò all’ultimo team, uno della squadra fermò lo starter che stava per dare il via, entrò nella stanza e spostò le sedie in modo da creare una via diretta fino alla scrivania. Poi il suo gruppo partì e ovviamente fece il miglior tempo. Noialtri ovviamente protestammo, ma i docenti ci diedero torto: quando vennero spiegate le regole, dissero, nessuno avvertì che le sedie non si potevano spostare. Avevamo visto un divieto che in realtà non c’era.


Tempo dopo, quella stessa persona che nel team building aveva spostato le sedie presentò all’azienda un piano di riorganizzazione che lasciò tutti a bocca aperta. E’ da lì che ho coniato la definizione “spostatori di sedie”: la uso per indicare tutte quelle persone che, un po’ come Keanu Reeves in Matrix, vedono il mondo in modo diverso; li ammiro e li invidio perché sanno guardare oltre. Attenzione, gli spostatori di sedie non sono quelli che violano le regole, perché nel gioco spostare le sedie non era vietato: piuttosto, non si fanno imprigionare da quelle che per noi persone comuni sembrano regole ma non lo sono, magari perché è la routinarietà a farle sembrare tali. Gli spostatori di sedie evitano di lasciarsi cullare dalla sicurezza della quotidianità, dell’invariabilità. Come disse una matematica americana, la frase più letale al mondo è: «ma noi abbiamo sempre fatto così».


Gli spostatori di sedie non provano disagio per il cambiamento. Ricordo tempo fa un servizio alla tv su un concorso internazionale per giovani inventori. Vinse un dodicenne croato o sloveno che aveva brevettato un’app per smartphone con funzioni diagnostiche. Il giornalista gli chiese che lavoro avrebbe fatto da grande e lui rispose candidamente che il mondo cambia così velocemente che è impossibile immaginare quali mestieri ci saranno tra una decina di anni. Agli spostatori di sedie non fa paura la mancanza di terreno sotto i piedi, il foglio bianco da disegnare.


Gli spostatori di sedie sono quelli che ci cambiano la disposizione della stanza, ci sconvolgono i punti cardinali, ci costringono a cambiare di posto perché le sedie non sono più dov’erano prima. Rassegniamoci, gli spostatori di sedie non possono essere fermati: si può provare a inchiodare le sedie al pavimento, ma prima o dopo vincono comunque loro. Non sono extraterrestri e non si contano sulle dita di una mano, sono molti più di quanto potremmo pensare. Tanto che per stare al loro passo, l’unica è farci anche noi spostatori di sedie.


Oggi è vero più che mai, dato che vedo in gestazione alcune innovazioni dalle fenomenali potenzialità, e se le vedo io chissà che cosa vedono quelli che spostano le sedie. In Gran Bretagna stanno sperimentando confezioni di medicinali fornite di codici QR – quei quadrettoni che gli smartphone leggono e traducono in codice digitale – grazie ai quali i pazienti possono scaricare sul telefonino brevi video contenenti indicazioni e avvertenze. Google sta lavorando a un nuovo modello di lenti a contatto che misura glicemia e altri parametri. Negli Usa Walmart – il noto colosso della distribuzione organizzata – sta valutando l’uso di droni volanti per il recapito a domicilio dei prodotti acquistati on line o nel punto vendita. Internet e il web hanno dato vita a nuovi modelli di distribuzione e consumo (un esempio l’ha raccontato Marina Gamberini nella rubrica Know Board) che devono ancora dimostrare di poter attecchire, ma meritano comunque attenzione. Dietro a ognuno di questi progetti ci sono ovviamente degli spostatori di sedie, e se queste innovazioni prenderanno piede altri spostatori di sedie ne trarranno lo spunto per nuove applicazioni, che sposteranno altre sedie.

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