Sono stati una doccia fredda per molti i dati forniti da AstraRicerche a Farmadays (Verona, 4-6 ottobre) sullo sviluppo dei servizi in farmacia: l’holter pressorio è fornito solo dal 29% dei presidi, l’elettrocardiogramma basale dal 14%, l’holter cardiaco dall’11%, l’analisi della pelle dal 37% e la spirometria dal 5%. In sostanza la farmacia dei servizi è ancora sulla pista di rullaggio che aspetta il suo momento, nonostante i titolari ammettano che nella clientela c’è interesse per questo tipo di prestazioni. Il problema sembra essere la redditività: a parte intolleranze e trattamenti estetici, i farmacisti intervistati da AstraRicerche trovano insoddisfacente la remuneratività di tutti i servizi.
Per gli scettici, i dati dell’indagine confermano soltanto che era giusto fare i pessimisti: quello della farmacia dei servizi è un filone dove c’è e ci sarà poco da scavare.
La si può vedere però anche in un altro modo: i servizi non decollano perché molti farmacisti non ne hanno ancora percepito la profittabilità e non capiscono che non basta mettere un apparecchio in un angolo della farmacia. Se si vuole guadagnare con i servizi bisogna prima capirli, poi crederci e dopo investirci energie per comunicarli e farli funzionare. Sempre alle giornate di Farmadays, è stato detto nel corso di un simposio che in Svizzera ci sono farmacie che dai servizi ricavano fatturati da 70.000 euro all’anno. Ma di esperienze significative ne abbiamo anche noi: in Farmondo è stato istituito un Osservatorio sui servizi che mette in condivisione i casi di successo registrati tra le farmacie aderenti al network: sono la dimostrazione che servizi ben organizzati possono generare un fatturato interessante e attirare in farmacia un traffico che altrimenti non si sarebbe mai verificato. Nel nostro panel ci sono farmacie che in un solo giorno vantano incassi da servizi più indotto superiori ai mille euro, con una marginalità elevatissima. Stiamo parlando di servizi qualificanti sotto il profilo professionale, anche se talvolta incontrano le resistenze dei medici di famiglia. Anche su questo c’è da lavorare: i nuovi servizi in farmacia attirano clienti perché sono veloci, comodi, accessibili, convenienti, facili e sicuri. Ma se vogliamo che funzionino dobbiamo spenderci per comunicarli bene al pubblico e agli altri operatori del territorio. Vanno presentati ai mmg come un supporto al loro lavoro anamnestico. E poi occorre assicurare al personale della farmacia una formazione specifica. L’indagine di AstraRicerche ha rivelato che una percentuale altissima di farmacie non ha un reparto dedicato o ce l’ha ma non è presidiato da personale specializzato. Come si può pensare di proporre una cosa che non si conosce? Il fatto che il 48% delle farmacie venda cosmetici senza disporre di risorse dedicate è indice di una cultura commerciale ancora da sviluppare. «E’ come tentare di guidare una macchina a occhi bendati, seguendo le istruzioni date da una persona che guarda fuori dal finestrino posteriore».