L’annuncio è di quelli che hanno la portata dello spartiacque: «Siamo pronti ad arruolare fino a ventimila nuovi ricercatori». Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a conclusione della due giorni degli Stati generali della ricerca sanitaria che si è tenuta a Roma il 27 e 28 aprile.
Gli Stati generali, fortemente voluti e curati dal ministero della Salute e dal Governo, sono stati un vero e proprio workshop di confronto con il mondo della ricerca e con i principali attori della sanità – dalle istituzioni come Aifa, Federfarma, Istituto superiore di sanità, agli stakeholder, dai giovani ricercatori che hanno avuto opportunità all’estero ai colossi della new economy – per riflettere su come la ricerca possa tradursi in un vantaggio concreto per la salute dei cittadini.
Parole rafforzate dall’impegno del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con lo stanziamento di oltre due miliardi e mezzo di finanziamenti aggiuntivi, un quarto dei quali andrà alla ricerca sanitaria.
È ancora la Lorenzin a dichiarare a PharmaRetail l’intenzione di «dare impulso a settori come la genomica, la medicina di precisione, i nuovi farmaci, l’agrifood, la nutraceutica attraverso un nuovo bando per la ricerca indipendente dell’Aifa che conterà su un finanziamento di 48 milioni di euro».
Gli Stati generali per la Ricerca Sanitaria sono stati anche un’occasione per mettere a confronto gli stakeholder del settore attraverso panel e sessioni su titoli significativi quali: “Strategie per l’internazionalizzazione della ricerca”, “Salute e Smart Technologies”, “Industria e Biomedicina”, o, infine, i panel di “Italia Camp” dedicati rispettivamente al farmaco e ai dispositivi medici (nei quali i ricercatori hanno incontrato i venture capital).
In particolare, durante la sessione dedicata agli investimenti in ricerca dell’industria farmaceutica italiana (seconda in Europa per produzione) si mettono a fuoco i segnali positivi di questa fase, come l’aumento del 15 per cento negli ultimi due anni. Segnali incoraggianti anche sui brevetti, che aumentano del 54 per cento nel 2015. I prodotti biotech in sviluppo sono più di 300 e il nostro Paese può vantare vere e proprie eccellenze nelle terapie avanzate e nelle malattie rare, così come nelle biotecnologie, nei vaccini e negli emoderivati. «L’Italia partecipa a pieno titolo – spiega Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – alla rivoluzione della farmaceutica mondiale. L’Italia può essere un hub europeo per gli studi clinici e sta crescendo la nostra quota sul totale Ue: si svolge in Italia il 24 per cento degli studi clinici sulle malattie rare e il 30 per cento sui farmaci biotech».