Ricerche e analisi condotte in Europa e Usa dimostrano che la vita media delle imprese è di circa 20 anni. Il 60% delle prime 500 aziende che compaiono nell’edizione 1970 della lista Fortune delle imprese eccellenti non esiste più. Questo non significa che non esistano aziende con 100 e più anni di storia, ma il dato è un invito a seguire con attenzione la propria impresa quando si avvicina ai fatidici venti anni e a riconoscere preventivamente i “sintomi” della crisi d’impresa, così come gli strumenti a disposizione per la sua gestione.
Il periodo attuale del settore della distribuzione del farmaco sta evidenziando alcune difficoltà. Un fenomeno che fino a pochi anni fa era meno evidente e sicuramente, visto il diverso “periodo storico”, era più gestibile, vuoi per un valore dell’azienda farmacia ancora importante, vuoi per un accesso al credito relativamente disponibile. Il mondo si muove e le cose cambiano. Mai come oggi appare evidente come le difficoltà di una azienda possano avere riflessi sul sistema economico; soprattutto quando la crisi colpisce diverse aziende di un determinato settore del quale s’iniziano a vedere le crepe prodotte da quegli “scricchiolii” che già diversi anni fa iniziavano a sentirsi; la crisi di un’impresa può dare luogo ad altre crisi aziendali, a catena, che pregiudicano la stabilità dell’intero settore economico. Gli operatori così alzano il livello di attenzione, sono più cauti nell’offrire servizi e prodotti e più esigenti nella richiesta di informazioni sullo stato di salute economico-finanziario e di garanzie.
Del termine “crisi” si tende spesso a dare una definizione strettamente finanziaria, individuando nell’insolvenza lo “stato” in crisi dell’impresa che non riesce a fare fronte agli impegni. Ma è “crisi” anche quando l’instabilità o il declino della redditività porta a importanti perdite economiche e di valore del capitale, con conseguente squilibri dei flussi finanziari, con conseguente perdita di appeal nei confronti degli istituti di credito, dei fornitori e dei clienti.
I creditori dell’imprenditore temono di non ottenere quanto a loro dovuto, i clienti iniziano a notare delle “falle” nella qualità dei servizi e l’assortimento di prodotti, i lavoratori dell’impresa vedono traballare la “sicurezza” del proprio impiego. Lo crisi d’impresa diventa così un problema non solo economico ma anche sociale, collettivo, tanto più è grande l’impresa e tanto più è “specifico” il suo ruolo sul territorio e nella comunità. Diviene un problema di tutti, comprese le aziende che direttamente non sono attanagliate dal suo morso.
Il 9 ottobre si terrà a Pisa il convegno “La gestione della crisi d’impresa nel settore della distribuzione del farmaco: strategie e strumenti di risanamento” allo scopo di promuovere un momento di incontro e di riflessione tra tutti gli attori della distribuzione del farmaco sull’argomento “crisi”: farmacie private e pubbliche, distribuzione intermedia, aziende farmaceutiche, università, professionisti, amministrazione pubblica. Un Convegno in due sessioni: nella prima nomi noti del settore come Franco Falorni, Giampietro Brunello e Marcello Tarabusi e “outsider” di livello, come Francesco Poddighe e Pietro Pietrini, forniranno informazioni generali di economia aziendale, un’analisi della situazione generale delle farmacie, indicazioni sugli strumenti e gli istituti regolanti la gestione di questa fase di vita dell’azienda.
Nella seconda sessione sarà proposto un workshop di approfondimento con la partecipazione di rappresentati dei farmacisti, della distribuzione intermedia, industria, banche, università, Regione (ha confermato la partecipazione Loredano Giorni, responsabile delle politiche del farmaco della Regione Toscana). Chiuderà i lavori una sinstesi di Marco Nocentini Mungai, presidente di Urtofar. Il Convegno sarà moderato da Franco Falorni e dalla giornalista Sara Todaro.
La ciclicità delle crisi impone di imparare a gestire anche questi momenti, di coglierne gli elementi per imparare, migliorare, crescere. È necessario reagire, perché gestire la crisi non significa necessariamente liquidare l’azienda, ma anzi conservare e risanare l’impresa, ristrutturare e riorganizzare per recuperare l’economicità aziendale.