Generici, tutti chiedono più informazione

Generici, tutti chiedono più informazione

Una maggior informazione sui farmaci equivalenti. La chiedono a gran voce gli italiani e non solamente per sé, ma anche per tutti gli attori del sistema salute. A dirlo è “La sostenibilità della cura”, l’indagine quali/quantitativa condotta da Doxa Marketing Advice, in collaborazione con Teva Italia, che ha indagato un campione di 600 soggetti ambosessi di età compresa tra i 18 e i 64 anni. In sintesi cittadini, medici di medicina generale, specialisti e farmacisti hanno segnalato un gap di informazione quando si parla di equivalenti e hanno individuato in Istituzioni, Asl e mezzi di informazione i principali “responsabili” di una comunicazione non esattamente puntuale. In particolare il 48% dei farmacisti vorrebbe maggiori informazioni da parte «delle strutture ospedaliere e delle Asl», il 42% «da organi di Governo e Politica» e il 39% «dalle amministrazioni pubbliche locali». Sulla stessa linea d’onda i medici di famiglia che indicano nei medesimi attori i principali “responsabili” con, rispettivamente, una percentuale del 59, del 45 e del 43%. Diversa la prospettiva di cittadini e pazienti di cui il 70% vorrebbe invece avere un confronto più concreto con «i medici di famiglia» e il 19% con «i farmacisti». «Questo perché gli italiani ripongono la propria fiducia sia nei farmacisti, sia nei mmg» specifica Patrizia Franchini. Qualitative Research Manager di Doxa Marketing Advice «tuttavia questi ultimi, sebbene da tempo impegnati nel combattere gli sprechi e dunque anche nell’informazione che attiene i farmaci equivalenti, si sentono spesso oberati da complicate procedure burocratiche che tolgono loro il tempo per approfondire il confronto con i propri pazienti».


Altri responsabili di una cultura più approfondita sugli equivalenti, rivelano gli italiani, sono i mezzi di informazione. Il 16% di pazienti e cittadini vorrebbe infatti che i media «diffondesse un’informazione corretta e non sensazionalistica che, inevitabilemente, conduce a un approccio sbagliato con medici di Medicina Generale e farmacisti».

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