Alla consueta assemblea annuale di Farmindustria, i dati presentati dal presidente Massimo Scaccabarozzi configuravano quello che la sua relazione definisce un “rinascimento della ricerca”. Investimenti in R&S aumentati del 15 per cento negli ultimi due anni; domande di brevetto cresciute del 54 per cento nel 2015 insieme a più di 300 prodotti biotech in sviluppo. Un 2015 nel quale gli investimenti in ricerca e produzione in Italia hanno raggiunto la cifra di 2,6 miliardi (rispettivamente 1,4 in R&S e 1,2 in produzione) che hanno comportato dati positivi per l’occupazione (6.000 nuovi assunti: il 20 per cento in più rispetto al quinquennio precedente) e per la produzione, che ha registrato un balzo in avanti di oltre 30 miliardi grazie al traino dell’export (22 miliardi, pari al 73 per cento).
Risultati che hanno portato a un altro primato: la farmaceutica si conferma come uno dei pochi settori ad aumentare, nonostante la crisi, la capacità produttiva. Ciò anche grazie alla peculiarità di un’industria caratterizzata da un contributo bilanciato di aziende a capitale italiano (40 per cento) ed estero (60 per cento).
Un quadro che mostra «Un’industria in salute – ha dichiarato il presidente Scaccabarozzi – che però ha bisogno di una nuova governance per garantire la sostenibilità del sistema. Per una politica del farmaco orientata al futuro sono necessarie misure coraggiose come, per esempio, prevedere che il miliardo e mezzo restituito dalle imprese come payback sia investito per farmaci innovativi».
Parole che trovano risposta negli interventi del ministro per la Salute Beatrice Lorenzin e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, con la conferma dell’intenzione di arrivare entro al 31 dicembre prossimo alla riforma della governance del settore farmaceutico nella prossima Legge di Stabilità, con un ruolo rafforzato dell’Aifa.
Sul payback risponde il sottosegretario De Vincenti, che annuncia l’obiettivo, attraverso le norme recentemente varate, di sanare l’attuale situazione per arrivare a un sistema di payback comunque attivo ma solo come meccanismo di ultima istanza.
Dopo la Brexit, inoltre, Farmindustria ha lanciato l’idea di trasferire l’Ema da Londra all’Italia: «Istituzioni e imprese del farmaco giustamente ci credono. L’Italia è la sede naturale dell’Agenzia regolatoria europea del farmaco (Ema)», ha spiegato Scaccabarozzi. «E fanno benissimo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e il governatore della Lombardia, Roberto Maroni a chiederne con convinzione il trasferimento a Milano presso lo Human Technopole. Perché non siamo secondi a nessuno per titoli, competenze e qualità professionali in campo regolatorio e industriale. Siamo campioni di produttività, pronti a diventare i primi in Europa. Vogliamo giocare e vincere questa partita. A beneficio dell’Italia e del suo prestigio nell’Unione europea».