Che l’epidemia da Covid-19 abbia avuto un impatto sulla salute mentale, in particolare degli operatori sanitari in prima linea, è ormai riconosciuto. Meno considerato dall’opinione comune, anche se rilevato da chi è dietro il banco quotidianamente, l’impatto psicologico sul farmacista di comunità.
Le farmacie in Italia, ma anche negli altri Paesi europei sono sempre state aperte al pubblico. In un primo periodo la farmacia è stata l’unico presidio di salute sempre aperto direttamente al pubblico.
Uno studio degli Annales Pharmaceutiques Françaises, segnalato dalla Sifac (Società italiana di farmacia clinica), ha valutato l’impatto psicologico del lavoro svolto dai farmacisti durante il lockdown.
Più colpite dallo stress le farmaciste
Nel periodo del lockdown è stato condotto uno studio, il cui scopo era valutare l’impatto psicologico del Covid-19 sui farmacisti di comunità francesi. L’indagine ha coinvolto un campione di 135 titolari di farmacia nella Regione della Normandia, tramite la compilazione di tre questionari di autovalutazione convalidati: scala dello stress percepito, l’Impact of Event Scale-revised e il Maslach Burnout Inventory. I questionari sono stati sottoposti al campione un mese dopo il lockdown sanitario.
Le conclusioni hanno evidenziato ripercussioni negative sulla salute psicofisica dei farmacisti coinvolti: si è rilevato come il 17% del campione riportasse significativi sintomi post-traumatici stress-correlati; in 33 soggetti sono stati verificati sintomi da esaurimento emotivo (elevati sintomi di burnout). Questi disturbi hanno avuto una maggiore incidenza su soggetti di sesso femminile: infatti, le donne hanno ottenuto punteggi più alti degli uomini per tutti i questionari. Infine, 119 farmacisti, l’88,1%, ha registrato un cambio di organizzazione del lavoro a causa della situazione epidemica.
Che cosa ha reso il lavoro dei farmacisti così stressante? Secondo quanto riportato dallo studio, oltre al garantire una fornitura costante di farmaci e di prodotti per l’igiene, i farmacisti hanno avuto la responsabilità di consigliare, informare ed educare la comunità sulla situazione pandemica. In alcuni casi la farmacia è stato l’unico presidio di approvvigionamento di materiale di protezione come le mascherine, la cui mancanza di fornitura all’inizio del lockdown – contemporaneamente a una elevata domanda – è stata fonte di ulteriore stress per gli operatori.
Questo studio è il primo a dimostrare l’impatto psicologico del Covid-19 sui farmacisti di comunità, i dati raccolti mostrano la necessità di sviluppare interventi per promuovere il benessere psicologico anche di questi operatori sanitari.