Mentre prosegue la campagna vaccinale dopo lo stop e la successiva ripartenza del vaccino Astra Zeneca, Fofi, Federfarma e Assofarm accolgono positivamente la decisione del governo, che ha inserito nel decreto legge Sostegni la possibilità di vaccinare anche nelle farmacie, moltiplicando i punti di vaccinazione. Meno convinto il Movimento nazionale liberi farmacisti: no al provvedimento, che prevede anche la possibilità per il farmacista di vaccinare, senza la presenza del medico.
Dettagli ancora da definire
La scelta del ministro della Salute e di tutto il governo di coinvolgere direttamente farmacisti e farmacie nella campagna vaccinale contro il Covid-19, secondo una nota congiunta della Federazione degli Ordini e di Federfarma, «valorizza la rete delle farmacie e la professionalità dei farmacisti che sono parte integrante del Servizio sanitario nazionale in sinergia con medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari del territorio».
La rete italiana delle oltre 19.000 farmacie pubbliche e private, con oltre 70.000 farmacisti di comunità, nel corso della pandemia ha sempre offerto una risposta efficace e continuativa ai bisogni della popolazione e alle esigenze del Ssn, garantendo non solo l’assistenza farmaceutica, ma anche nuovi servizi e prestazioni resi necessari dall’emergenza, dalla gestione della ricetta dematerializzata all’effettuazione di sierologici e tamponi rapidi.
Adesso serve mettere a sistema questa rete di professionisti e presidi sanitari per somministrare il vaccino anti-Covid alla popolazione: un passaggio decisivo «che richiede un ulteriore impegno che sarà assolto con competenza e responsabilità. Federfarma e Fofi sono fin da ora pronte per mettere a punto un protocollo operativo nazionale, forti anche dell’esperienza positiva dei test rapidi in farmacia».
Di parere positivo anche Assofarm. «Se è vero che nelle prossime settimane la campagna vivrà un deciso incremento della sua capacità somministrativa, ciò sarà possibile anche grazie alla possibilità offerta ai farmacisti di vaccinare direttamente i pazienti in farmacia», afferma in una nota il presidente Venanzio Gizzi. «Siamo stati i primi in Italia a volere questo, consci della alta funzione di prossimità della farmacia. Siamo stati noi, dal 2018 in poi, a proporre con convinzione e insistenza l’introduzione del farmacista vaccinatore, figura che abbiamo mutuato da alcune esperienze molto positive realizzate da diversi nostri partner dell’Unione europea delle farmacie sociali (Uefts)». Però, si legge nella stessa nota, il recente decreto legge del Governo «non ha definito tutti i dettagli, e nelle prossime settimane saremo impegnati a vigilare affinché la riforma rispetti quanto più possibile le prospettive e la valorizzazione piena del potenziale del farmacista».
Non sono d’accordo invece i rappresentanti del Movimento nazionale liberi farmacisti, secondo i quali non sussistono le condizioni perché il farmacista operi direttamente la vaccinazione, non essendoci tutela legale e non essendoci contemplati atti medici nel contratto nazionale del farmacista, peraltro scaduto da otto anni.