A meno di due mesi dalla firma dell’accordo tra Federfarma Piemonte e Regione Piemonte che investe nella Farmacia dei Servizi e consente un risparmio di 13 milioni di euro in tre anni sulla distribuzione dei farmaci grazie a una riduzione del 5% sui costi, PharmaRetail ha voluto sentire il parere del presidente regionale di Federfarma, Massimo Mana (nella foto).
Il Piemonte è regione pilota su questo accordo, immaginiamo che l’iter non sia stato semplice.
Diciamo che abbiamo approfittato della scadenza degli accordi a livello nazionale sulle Linee d’indirizzo per la sperimentazione della Farmacia dei Servizi per arrivare a un accordo più ampio. La partenza è stata un po’ in salita perché la Regione pretendeva uno sconto del 20% sulla DPC (Distribuzione Per Conto) che non avevamo intenzione di concedere. Con la giunta che si è insediata a luglio abbiamo formulato proposte alternative e ci sono stati garantiti fondi aggiuntivi per l’implementazione e lo sviluppo della Farmacia dei Servizi: di fatto i 3 milioni e mezzo che lo Stato aveva messo sul piatto, anche se il decreto non fosse stato firmato, sarebbero stati garantiti dalla Regione.
Come si è concluso l’accordo?
Nel mese di agosto abbiamo chiuso l’accordo col 5% di sconto sulla DPC. Nel frattempo, è stato siglato il protocollo sperimentale a livello nazionale sulla Farmacia dei Servizi che riguarda per ora 9 regioni.
Che cosa prevede il protocollo nazionale?
Lo stato ha stanziato 36 milioni di euro suddivisi per 9 regioni in base al numero di abitanti. In particolare, la Regione Piemonte ha concesso un ulteriore milione, a testimonianza della volontà di investire nella Farmacia dei Servizi. Saremo i primi a partire con gennaio 2020.
Quali sono le peculiarità regionali?
La realtà del Piemonte è costituita da almeno 1200 piccoli comuni sparsi sul territorio. Si tratta di una regione fortemente “atomizzata”, con 4 milioni e mezzo di abitanti di cui quasi un milione solo a Torino. Nei comuni più piccoli sta sparendo la figura del medico di base, perché la maggior parte dei medici sta arrivando all’età della pensione e i medici più giovani non vogliono spostarsi nei comuni più piccoli e scomodi. In una realtà di questo tipo, è molto forte la necessità di aumentare i servizi sul territorio e la farmacia può rappresentare davvero un punto di accesso indispensabile, soprattutto per i malati cronici e le persone più fragili, come gli anziani.
E quali saranno le azioni della sperimentazione?
Insieme alla Regione abbiamo costruito un percorso che migliora concretamente l’aderenza alla terapia ma anche rafforza la prevenzione. Abbiamo individuato una serie di patologie su cui intervenire in modo prioritario, per esempio l’ipertensione che in Italia è un problema serissimo. Abbiamo il 30% di ipertesi e il nostro compito sarà insegnare alla farmacia come individuare le persone che ne soffrono e non ne sono consapevoli. E poi c’è il tema dell’aderenza alla terapia: il 50% di ipertesi diagnosticati non si cura o non assume in modo corretto i farmaci e le farmacie possono diventare dei presidi anche in questo senso con la misurazione della pressione.
Ma la farmacia come intercetta i soggetti ipertesi?
A tutti i clienti oltre ai 30 anni verrà proposta la misurazione della pressione e a chi accetta verrà consegnata una valutazione per l’invio al medico di base. La misurazione della pressione sarà proposta anche a tutti i soggetti che accedono alla farmacia con la prescrizione di un farmaco per la pressione. Se la pressione non risultasse nei parametri, verrà loro chiesto di compilare un questionario per capire se stanno assumendo correttamente i farmaci prescritti. Un iter di monitoraggio analogo sarà riservato al diabete, una patologia in cui l’aderenza alla terapia è solo del 10% perché spesso i pazienti faticano a utilizzare i device per misurarlo.
Ovviamente doteremo tutte le farmacie di standard operativi per portare avanti queste azioni con corsi di aggiornamento e piattaforme condivise.
Quando partirà la sperimentazione?
Ufficialmente a gennaio con i corsi di formazione. A marzo le farmacie saranno operative con i pazienti.
Pensa che lo Stato stia realmente investendo nella Farmacia dei Servizi?
Diciamo che si tratta di una grande chance. Per la prima volta ci sono risorse strutturate per pagare i servizi e per sperimentare davvero il ruolo di sussidiarietà delle farmacie. Lo stato testa la capacità e il costo delle farmacie nell’offrire servizi per capire quanto può effettivamente risparmiare. Oltre a diabete, ipertensione, le altre novità riguardano, tra le altre, l’aderenza alla terapia di pazienti in cura con medicinali prescritti per la broncopneumopatia cronica ostruttiva, il coinvolgimento delle farmacie nelle campagne vaccinali per gli anni 2020/2021, 2021/2022 e 2022/2023.
E lato Regione?
La Regione ha inserito anche tra i nuovi servizi il monitoraggio del tempo di protrombina da parte di pazienti che sono attualmente gestiti presso i centri TAO (Terapia Anticoagulante Orale). È una novità davvero importante perché oggi il cittadino che deve fare questo controllo periodico deve recarsi in ospedale, mentre da marzo potrà essere fatto sperimentalmente in tutte le farmacie, anche le più piccole. Pensiamo a un vecchietto o una persona che non ha la macchina: si tratta di una piccola rivoluzione nella sua vita. È la prima volta che la Regione riconosce il valore di un’analisi in farmacia e non solo il suo ruolo nella prevenzione. Ed è una peculiarità dell’accordo che riguarda il Piemonte e che non è inserito in quello nazionale.
Rappresenta un precedente forte che rafforza il ruolo della farmacia dei Servizi.
È ottimista?
Direi proprio di sì. Perché la Farmacia dei Servizi è il futuro per qualificare la professione e per ottenere le marginalità che stanno via via scomparendo. Puntiamo alla fidelizzazione dei clienti, alla possibilità di offrire loro servizi sempre più professionali e a un modello che garantisca a chi svolge questa professione entrate maggiori consentendogli allo stesso tempo di fare il suo mestiere e non il venditore. E l’efficacia della prevenzione e dell’aderenza alla terapia si traducono in risparmio per lo Stato, un percorso virtuoso per tutti. Quello che in sintesi il Piemonte ha cercato di fare è stato adattare la farmacia dei servizi al lavoro del farmacista e non viceversa.