Cresce il mercato degli equivalenti in Italia. Da maggio 2013 ad aprile 2014, secondo i dati elaborati da New Line, la quota dei farmaci off-patent in farmacia ha raggiunto il 42,9% e il peso del generico l’8,2%, con una crescita del 9,3% rispetto all’anno scorso. A fare da traino i farmaci per i disturbi correlati all’acidità, seguiti a qualche passo di distanza dai farmaci per il diabete e dai lassativi. Un’analisi dei consumi di equivalenti su scala regionale rivela che il Nord rimane più “virtuoso”: apripista è il Trentino Alto Adige, al secondo posto sul podio la Lombardia e, al terzo, la Toscana. Fanalini di coda Sicilia, Campania e Basilicata (fonte Assogenerici).
In generale, comunque, si accorcia la distanza tra l’Italia e i principali mercati mondiali. A giocare un ruolo fondamentale non solamente l’aumento del numero degli off-patent e l’obbligo sancito nel 2012 di indicare il principio attivo dei farmaci in ricetta, ma anche una «crescente consapevolezza etica da parte dei nostri concittadini», come aveva dichiarato qualche tempo fa Annarosa Racca, presidente di Federfarma a latere della presentazione dei dati Assogenerici. «Le farmacie hanno giocato in tal senso un ruolo essenziale» commenta Salvatore Butti, direttore della Business Unit Generics di Teva Italia «e hanno contribuito giorno dopo giorno – attraverso un’informazione di qualità – a demolire quei falsi miti che oscuravano l’immagine dei farmaci equivalenti».
Secondo un’indagine recentemente condotta da Doxa e commissionata da Teva Italia, gli italiani continuerebbero a vedere nel medico di medicina generale, e ancor più nel farmacista, il principale punto di riferimento. «Grazie alle competenze professionali del farmacista e grazie alla diffusione capillare delle farmacie in Italia anche in zone rurali impervie e difficilmente raggiungibili» continua il direttore della Business Unit Generics «la farmacia – insieme allo studio del medico di medicina generale – rimane il luogo più adatto in cui raccogliere informazioni di qualità». In sintesi, conclude Butti «il farmacista ha fatto capire agli italiani che la “scelta generica” è una scelta responsabile, “moderna”, che offre le medesime garanzie di salute di quella branded. Scegliere gli equivalenti significa avere a cuore la sostenibilità, muoversi con coerenza nello scenario attuale e garantire alla ricerca scientifica davvero un futuro».
«Anche le aziende farmaceutiche che producono equivalenti hanno un preciso obiettivo sociale e tengono fede a un forte impegno etico» sottolinea Hubert Puech d’Alissac, amministratore delegato di Teva Italia «quello di garantire farmaci di alta qualità accessibili a tutti». «Per farlo» conclude «dobbiamo consegnare ai farmacisti le chiavi giuste per interpretare i desideri dei pazienti e contribuire così in maniera concreta al progresso della scienza e della farmacologia».