Nessuna impresa è in grado di fare programmi sul proprio futuro o definire una strategia se prima non ha un quadro chiaro della propria situazione finanziaria. È una regola aurea alla quale non può sfuggire neanche il titolare: che senso ha assicurarsi mezzo punto in più di sconto dal fornitore – con le arrabbiature e il tempo che serve – se negli ultimi due anni la farmacia ha perso in valore un milione di euro? Che logica c’è nel darsi come obiettivo un 3% in più di ricavi quando l’impresa è soffocata da un eccesso di indebitamento, da una forte emorragia finanziaria o dalla svalutazione del Capitale? Forse è opportuno fermarsi e ragionare. E fare un punto della situazione per poi ripartire.
A tale scopo può essere utile individuare il posizionamento della farmacia su una matrice “Swot” che mette in relazione la sua Resa e la sua Capitalizzazione per individuare il corretto profilo del titolare-imprenditore e misurarne la capacità d’agire. Cosa s’intende per “resa”: il rapporto tra l’utile finanziario netto prodotto dall’azienda (che è il risultato della gestione dopo aver sottratto dai ricavi totali la merce consumata, tutti i costi, gli ammortamenti, gli interessi passivi, le tasse, il compenso figurativo del titolare/soci) e il capitale tenuto immobilizzato (valore ottenuto dalla ipotetica vendita della Farmacia al netto delle Tasse). Per “autonomia finanziaria” s’intende invece il rapporto tra Capitale proprio e Capitale investito.
Pensiamo per esempio alla già citata possibilità di ottenere migliori sconti dal fornitore in cambio di un accorciamento dei tempi di pagamento (praticamente tutti i distributori stanno chiedendo ai farmacisti di rientrare nei “normali” 60-90 giorni, si spera in maniera graduale e concordata): chi ha liquidità si può permettere una leva di questo genere, chi ne è privo no. Nel quadrante in basso a sinistra sono posizionate le farmacie con bassa resa e bassa capitalizzazione, farmacie senza senso economico che, all’interno di questa matrice, possono essere considerate “Morte” o quantomeno molto malate; in basso a destra sono posizionate le imprese capitalizzate ma con resa bassa, il cui titolare può essere definito “Matto” perché tiene immobilizzati nella farmacia capitali che non rendono; in alto a sinistra stanno le farmacie gestite dai “Maghi”, realtà aziendali sottocapitalizzate ma dalla buona resa, anche oltre il 5%. Nel quadrante in alto a destra stanno, come normalmente accade nelle matrici Swot, le eccellenze, nel nostro caso farmacie che hanno per titolare veri “Maestri” che ne garantiscono la capitalizzazione e una resa alta.
Ma quale è la distribuzione delle farmacie italiane sulla matrice delle “4M”? Quanti Morti, Matti, Maghi e Maestri? Il campione di Laboratorio Farmacia comprende 100 aziende dalla croce verde: effettuata una pulizia dei dati – per escludere inquinamenti delle rilevazioni determinate da eventi straordinari come l’acquisto di nuovi arredi, il cambiamento della ragione sociale eccetera – emerge questa distribuzione: il 25% nel riquadro Morti, il 9% Maghi, il 56% Matti e il 10% Maestri. Il nostro campione non ha validità statistica ma offre già un primo scenario sul quale ragionare.
Ma quello che più conta, ogni titolare dovrebbe valutare dove si posiziona la propria farmacia sulla matrice e scoprire se è un Maestro, un Mago o peggio. Soltanto dopo potrà prendere decisioni imprenditoriali consapevoli: c’è necessità di capitalizzare? come è possibile migliorare la resa della farmacia? C’è oggi necessità in farmacia di titolari manager che sappiano “leggere” la propria impresa, gestire numeri “vivi” che se “bistrattati” si vendicano nel medio-lungo periodo. È una necessità di sistema, non di singole unità elementari: se davvero il 25% delle farmacie (quelle “morte”, ci sono casi e casi comunque) o anche meno della metà di queste chiudessero, sarebbe un disastro, o meglio, una catena di disastri, per le famiglie di titolari e collaboratori, per i distributori, le banche, le altre farmacie.