E-commerce, già litigi sulle regole Ue

E-commerce, già litigi sulle regole Ue

Nonostante un decreto legislativo approvato quasi due anni fa – il 17/2014, che recepiva la direttiva 2011/62/Ce – le farmacie italiane non possono ancora aprire un sito internet e vendere farmaci online. Perché continua a mancare il decreto attuativo del ministero della Salute che definisce il percorso da compiere per ottenere le autorizzazioni. Già, ma intanto le farmacie di qualche altro Paese Ue dove la direttiva è già applicata, potrebbero aprire un sito internet in lingua italiana e vendere Otc nel nostro Paese? Molto dipenderà dagli esiti del caso esploso nei giorni scorsi in Francia, e dalle decisioni che prenderanno i giudici chiamati a esprimersi sulla denuncia presentata dall’Udgpo (l’associazione nazionale dei gruppi d’acquisto tra farmacie) nei confronti del sito di e-commerce Shop-pharmacie.fr.

Due le accuse mosse dai farmacisti francesi. Per cominciare, la violazione delle regole sulla pubblicità di settore: volantini del sito, infatti, vengono recapitati regolarmente nei pacchi-acquisto di noti portali di vendite a distanza come Zalando, con i quali Shop-pharmacie.fr ha probabilmente stipulato accordi commerciali. Ma l’accusa dalle implicazioni più delicate è la seconda: anche se il sito ha dominio francese ed è redatto in lingua francese, la proprietà fa capo a una società olandese legata a sua volta a un gruppo finanziario. Per l’Udgpo, dunque, Shop-pharmacie.fr viola le norme nazionali, che impongono alle farmacie interessate a vendere online di presentare domanda all’Agenzia regionale sanitaria competente per territorio.

Attenzione però, il sito in lingua francese ma olandese non è una web-pharmacy “pirata”. Sulla sua homepage, infatti, compare in bella evidenza il bollino Ue che certifica le farmacie autorizzate a fare e-commerce. Il logo, ovviamente, riporta la bandiera dei Paesi Bassi e – proprio come vogliono le direttive europee – se si clicca sull’immagine si viene indirizzati alla pagina web del ministero della Salute olandese, dove si certifica che Shop-pharmacie.fr è regolarmente autorizzata con questo dominio.

Ed eccoci allora al nocciolo della vicenda: può uno Stato dell’Unione autorizzare una farmacia online che per indirizzo web e lingua mira smaccatamente a vendere in un altro Stato dell’Ue? E a quali regole – per esempio in materia di pubblicità – deve sottostare questa web-pharmacy, quelle del Paese che l’ha autorizzata o quelle del Paese dove intende commerciare? E ancora, ha senso porsi questi dubbi con un veicolo come internet, che notoriamente non ha alcun riguardo per confini e frontiere? Saranno i giudici a rispondere. Giudici olandesi però, perché la nazionalità della società proprietaria ha obbligato l’Udgpo a rivolgersi a un tribunale di quelle parti. E tra gli addetti ai lavori, c’è già chi fa paralleli con la celebre sentenza DocMorris del 2003.

«Difficile dare un giudizio senza aver visto denuncia e fascicolo» commenta a Pharmaretail l’avvocato Quintino Lombardo, esperto in legislazione su web ed e-commerce «peraltro sentenza DocMorris e direttive europee disegnano un quadro normativo piuttosto chiaro: un sito internet che vende farmaci in un altro Paese è tenuto ad adeguarsi alla legislazione di quest’ultimo per quanto riguarda l’offerta; chi dall’estero volesse commerciare via internet in Italia, in altre parole, deve vendere soltanto Otc – come prescrive la legge italiana – autorizzati in Italia e confezionati in Italia, oppure importati tramite parallel trade e riconfezionati per il mercato italiano. Per quanto concerne le regole sulla pubblicità, invece, se la farmacia online ha sede in un altro Paese Ue sarebbe tenuto a rispettare le regole di quel Paese».

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