Presi come siamo dal lavoro di tutti i giorni, facciamo spesso fatica ad accorgerci di quanto velocemente il mondo stia correndo. Sentiamo parlare continuamente di cambiamento, noi stessi ne parliamo, ma la verità è che il cambiamento ci sfreccia accanto più rapido di quanto possiamo immaginare. Per esempio mutano le abitudini di consumo: chi in passato soffriva di stipsi andava a prendersi un lassativo in farmacia, oggi può fare un salto al supermercato e comprarsi un probiotico o uno yogurt.
Mutano anche le nostre abitudini “sanitarie”: finora era abituale conservare in una carpetta ben riposta in qualche cassetto i referti degli esami effettuati negli anni, le radiografie, le ricette bianche e quant’altro; oggi Google consente ai suoi utenti di archiviare i dati sanitari personali in una cartella elettronica accessibile dalla Rete, così quando andiamo dal medico non dobbiamo portarci dietro faldoni vari (basta un semplice indirizzo internet).
Il cambiamento legato alla rivoluzione del web è quello che forse facciamo più fatica a seguire. Alcune catene statunitensi di farmacie offrono ai propri clienti (più di 100 milioni, gli Usa viaggiano su altre dimensioni) un servizio di alert via sms che li avvisa quando devono assumere un determinato farmaco. In Italia lo stesso servizio è stato lanciato nel 2012 ma di fatto è rimasto attivo solo pochi mesi.
D’intesa con Sanofi e Johnson & Johnson, Apple ha lanciato alcune applicazioni che trasformano l’iPhone in un “rilevatore” dell’indice glicemico: in più il dato può essere archiviato nel telefonino oppure spedito on line al proprio medico. Proteus Biomedical è una pillola con microchip incorporato che funziona da laboratorio di analisi dal vivo e si abbina a un cerotto transdermico: se il paziente si scorda di assumere il farmaco prescritto, Proteus invia un sms al suo cellulare per ricordarglielo.
Il braccialetto Up conta i passi che compiamo ogni giorno e le calorie assunte, e anche lui si collega allo smartphone per registrare i dati. Mimo, il body intelligente, è dotato di un sensore che monitora la respirazione, la temperatura e la posizione del corpo e rende più sereni i genitori dei neonati. E se non bastasse c’è anche il calzino Owlet, che misura la quantità di ossigeno presente nel sangue e la qualità del sonno del neonato.
Di queste e di altre “invenzioni” (che promettono di rivoluzionare la nostra vita e il lavoro di chi opera nel campo della salute) scrivono Giulio Cesare Pacenti e Paolo Mancini nel loro ultimo libro, Healthcare Marketing, edito da Edra. A leggerlo torna alla mente la metafora della rana bollita, enunciata dal filosofo americano Noam Chomsky: «Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi.
Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone. Questa esperienza mostra che – quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta – sfugge alla coscienza e non suscita – per la maggior parte del tempo – nessuna reazione». L’acqua attorno a noi ancora non sta bollendo, chi non salta rana è.