Con l’avanzare della crisi dovuta al Covid-19 in Europa e negli Stati Uniti, le abitudini nel largo consumo confezionato subiscono rapidi mutamenti. Un recente studio di IRI pubblicato il 26 marzo fotografa la situazione nella GDO in Europa e Oltreoceano.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna seguono di 3 settimane l’Italia dallo scoppio della crisi, la Francia si posiziona 2 settimane indietro nella linea del tempo. E i consumi mutano in base all’aggravarsi della crisi e alle misure di contenimento, mostrando tendenze generalizzate in tutti i Paesi, con qualche particolarità per i singoli stati.
In Italia, anche se le vendite nella GDO sono ancora in crescita, ci avviciniamo a una fase di stabilizzazione rispetto a Paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Qui, infatti, dove la crisi è arrivata più tardi, è la settimana del 1 marzo a segnare l’inizio dello stockpiling, cioè la prima fase di accaparramento.
Come avevamo evidenziato in un articolo di due settimane fa, nella maggior parte di Paesi l’inizio della diffusione della pandemia segna un generale aumento dei farmaci OTC e prodotti per la salute, dei prodotti per la pulizia della casa e del cibo surgelato e confezionato.
E in Italia? Vediamo che nella settimana che termina il 15 marzo le vendite dei farmaci da banco e per la salute iniziano a stabilizzarsi (passando da +162, nella settimana del 1 marzo 2020 rispetto alla stessa settimana del 2019 e a +76 in quella del 15 marzo), aumentano le vendite dei prodotti non commestibili (+102% per la cura della casa e +49% per la cura della persona, ma non i cosmetici che segnano un -7%) e, tra i prodotti commestibili, crescono i cibi surgelati (+34%).
Analizzando nel dettaglio i prodotti più venduti, emerge un dato curioso. Il lievito di birra si posiziona al secondo posto tra i prodotti più venduti, segnando un +189.4% rispetto al dato del 2019 e la farina al quinto con +180.7%.
E anche un altro studio recente, questa volta targato COOP, mostra l’importante aumento delle vendite di farina, lieviti e anche mozzarella. Gli italiani, costretti a casa dalle misure di contenimento, si scoprono panificatori e pizzaioli, come testimoniano anche i social che si popolano di foto di pane, focacce e pizze fatte in casa.
Lo studio COOP segnala inoltre che calano i take away, i prodotti da rosticceria e i servizi assistiti, rallentano pasta e olio mentre crescono i vini per l’happy hour (che si celebra online sulle piattaforme come Houseparty o Zoom) e che non accennano a scendere le vendite di disinfettanti. Lo studio COOP riporta inoltre: “continua la spesa da bunker degli italiani: cibi a lunga conservazione e nutrienti. Carne in scatola, +47% rispetto ai 14 giorni precedenti, legumi in scatola +14%. A seguire riso +12%, zucchero +9%, latte UHT +21% e fette biscottate +8%. Non manca poi il pesce surgelato +8% o in conserva come per esempio il tonno +9%. La pasta rallenta nella terza settimana rispetto alle due precedenti con un -6%. Stesso discorso per l’olio da oliva: -11% rispetto alle prime due settimane. Evidentemente due beni rifugio che hanno esaurito in questa terza settimana la loro forza d’urto”.
Quello che lo studio chiama “Il kit anti-Coronavirus” non accenna a diminuire la sua potenza di acquisto: proseguono le vendite di disinfettanti (+81% rispetto alle due settimane precedenti e +658% nella terza settimana rispetto allo stesso periodo in assenza di Covid19). Cala l’alcol denaturato -194%, rispetto ai 14 giorni di inizio Covid19, ma si fa scorta di salviettine disinfettanti +79% rispetto alle prime due settimane (+482% sullo stesso periodo senza pandemia). Crescono i termometri con +195% in confronto alle due settimane precedenti (+411% rispetto allo stesso periodo senza virus). Cresce il disinfettante per superfici +89% sulle prime due settimane di pandemia, i guanti monouso +180%, la candeggina +19% ma soprattutto l’alcol etilico alimentare +47% sui 14 giorni precedenti.
L’Online: tornando all’approfondimento pubblicato da IRI, in Italia l’online registra numeri incredibili. In una situazione già largamente positiva (+60% all’inizio di febbraio rispetto allo stesso periodo 2019), al momento dello scoppio della pandemia in Lombardia, si assiste a un ulteriore incremento che porta a un raddoppio delle vendite rispetto al dato 2019. In particolare, il canale del click&collect arriva a segnare addirittura un 433%.