Una due giorni densa di dibattiti sul futuro della professione quella tenutasi all’Auditorium Parco della Musica lo scorso weekend, organizzata da Edra con Fofi, Utifar, Fondazione Cannavò e Federfarma. La quinta edizione di FarmacistaPiù ha messo al centro della discussione l’interazione tra le diverse figure sanitarie – farmacisti, medici, infermieri – finalizzata a una “alleanza interprofessionale” che contribuisca alla sostenibilità del sistema.
Il futuro del Servizio sanitario nazionale
Proprio questo il punto: il Servizio sanitario nazionale, che quest’anno celebra i quarant’anni di vita, si può ancora definire “universalistico”? In un convegno ad hoc il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi afferma che «un Ssn rilanciato non può non fare i conti con le nuove frontiere del farmaco, anche se l’innovazione è molto onerosa per le casse pubbliche». Certo, c’è il problema delle risorse finanziarie, ma, per Bartolazzi, «finanziare la ricerca non è un capitolo di spesa ma un aiuto alla sostenibilità. Ma prima occorre tagliare gli sprechi e rivedere la governance di tutto il sistema». A tal proposito Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente del comitato scientifico di FarmacistaPiù, ricorda che «all’interno della governance ricade il tema dell’appropriatezza, raggiunta nel 50% dei casi, che ha una incidenza di costo di 19 miliardi di euro. È stato stimato che, solo considerando sei patologie, l’aderenza alla terapia può portare 3,7 miliardi di euro di risparmi. È arrivato il momento allora di iniziare a parlare di numeri e di codificare procedure standard per consegnare l’aderenza a un percorso validato e misurabile, quantitativamente e qualitativamente, e che abbia omogeneità di comportamenti sul territorio». Francesco Bevere, direttore generale dell’Agenas, aggiunge che «è tempo di mettere insieme i professionisti e creare reali sinergie di rete, tra ospedale, territorio e domicilio del paziente». Gli fa eco Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar: «L’aderenza alla terapia è un investimento qualitativo che va incontro alla governance e alla sostenibilità del Ssn e la farmacia, in questo, può fare tanto. Serve tuttavia una grande sinergia interprofessionale ma c’è da dire che è la stessa organizzazione del sistema sanitario ad aver creato delle divisioni. Con la conseguenza che le varie professioni sanitarie si vivono reciprocamente in maniera, in un certo senso, competitiva».
Il DDL concorrenza
Non poteva mancare il capitolo concorrenza, dopo la svolta della Legge 124/2017, che ha aperto le porte ai capitali nella proprietà delle farmacie. Nessuno la voleva, tra le rappresentanze di categoria, ma ora tutti ci devono fare i conti. Tanto più che il provvedimento è arrivato al termine di quindici anni di liberalizzazioni, come ricodato dal presindete della Fofi Andrea Mandelli: «È chiaro a tutti che la Legge 405, nel 2006 l’arrivo delle lenzuolate del ministro Bersani e altri successivi interventi apparentemente minori, come la liberalizzazione degli orari e il concorso straordinario voluto dal governo Monti, hanno reso zoppicante il servizio farmaceutico. E questo è avvenuto nel momento in cui il calo dei prezzi dei medicinali, l’ostinato rifiuto di applicare il nuovo sistema di remunerazione a prestazione, pure licenziato dal Tavolo coordinato dall’Aifa nel 2012, e l’arrivo della crisi finanziaria già minavano la stabilità economica della rete delle farmacie di comunità».
La rete delle reti
Infine, grande spazio negli incontri romani, alla cosiddetta “rete delle reti”, il progetto che Federfarma e Federfarma Servizi hanno messo in cantiere per contrastare il probabile avvento delle catene multinazionali. È nata una società di scopo, incaricata di avviare l’iniziativa e convogliare in essa quante più possibili farmacie territoriali. «Con Sistema Farmacia Italia», sintetizza Marco Cossolo, presidente di Federfarma, «abbiamo fornito alle farmacie che vogliono essere indipendenti uno strumento per competere con i capitali. E per riuscire a farlo abbiamo scelto, in primo luogo, gli alleati: Fofi e Utifar per gli aspetti professionali, Federfarma Servizi e le cooperative e società di farmacisti per gli altri. Per riuscire a valorizzare con industria, terzo pagante, ospedalità privata, e così via, la professionalità del farmacista c’è bisogno di un soggetto aggregante, che garantisca grandi numeri di adesione e standardizzazione del processo e della gestione del paziente».