Prosegue la somministrazione dei vaccini Pfizer e Moderna al personale sanitario e Rsa, alcune Regioni sono già partite con la prenotazione per gli over 80. Intanto il vaccino AstraZenecA, approvato per le persone al di sotto dei 55 anni, sarà inizialmente destinato a personale scolastico docente e non docente, forze armate e di polizia, personale carcerario e detenuti, secondo le linee di rimodulazione del piano vaccinale emerse nell’ultimo incontro tra Governo Regioni. Le farmacie spingono perché sia concreto il loro ruolo nella campagna vaccinale.
In attesa del protocollo
«La crisi di Governo non faccia dimenticare il grande tema del vaccino in farmacia: la farmacia è infatti la “riserva” più pronta per entrare in campo nella sfida della vaccinazione di massa», afferma in una nota Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, federazione delle farmacie comunali, lanciando un appello ai rappresentanti di tutte le forze parlamentari.
«Sarebbe opportuno che i farmacisti venissero compresi tra quegli operatori sanitari beneficiari del vaccino in via prioritaria. Cosa che oggi non viene loro riconosciuta in tutte le Regioni del Paese», ma soprattutto, sottolinea Gizzi, «la priorità assoluta, rimane la dispensazione vaccinale in farmacia. Numeri alla mano, appare quantomeno difficoltoso immaginare che i medici di medicina generale e le altre strutture appositamente create possano sopportare ritmi somministrativi adeguati a raggiungere l’immunità di gregge nei tempi stabiliti». Affinché la farmacia diventi presidio di dispensazione, quindi «è assolutamente necessario, nell’opinione di Assofarm, procedere su due fronti paralleli: la rimozione di quei vincoli legislativi che impediscono l’atto vaccinale al farmacista e, al contempo, l’attivazione di adeguati protocolli operativi per realizzare tutto ciò in piena sicurezza per i cittadini.
Sulla stessa linea l’intervento di Marco Cossolo, presidente di Federfarma, nel corso del webinar “Vaccino anti Covid-19: a che punto siamo?”, organizzato da MondoSanità: «Noi farmacisti abbiamo dato la nostra disponibilità e crediamo che potremmo dare un grande contributo. La nostra disponibilità è totale. Siamo in attesa di ricevere un protocollo, indicazioni, e di essere formati. Più armi mettiamo in campo in questa guerra e più abbiamo la possibilità di vincerla e soprattutto vincerla in fretta».
Intanto, dopo un mese dalla prima vaccinazione, l’Aifa ha pubblicato il primo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini Covid-19, che avrà cadenza mensile. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate per i vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso: Comirnaty di Pfizer/BioNTech (utilizzato dal 27/12/2020) e Covid-19 Vaccino Moderna (utilizzato dal 14/01/2021). Le segnalazioni riguardano soprattutto la prima dose di Comirnaty (99%), che è stato il più utilizzato, e solo in minor misura il vaccino Moderna (1%). Le analisi condotte sui dati fin qui acquisiti confermano un buon profilo di sicurezza di questi due vaccini a mRNA.
Nel periodo considerato sono pervenute 7.337 segnalazioni su un totale di 1.564.090 dosi somministrate, di cui il 92,4% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia o stanchezza, dolori muscolari. Con il vaccino Pfizer sono state osservate anche cefalea, parestesie, vertigini, sonnolenza e disturbi del gusto mentre con il vaccino Moderna, nausea e dolori addominali. Del 7,6% di segnalazioni classificate come “gravi”, per le quali è in corso la valutazione del nesso causale con i vaccini, tre su quattro non hanno richiesto intervento specifico in ambito ospedaliero.
Nel periodo sono stati segnalati anche 13 decessi avvenuti nelle ore successive alla vaccinazione che, nelle segnalazioni più dettagliate e complete di dati, non sono risultati correlati alla vaccinazione e sono in larga parte attribuibili alle condizioni di base della persona vaccinata.