La campagna vaccinale procede a rilento e il ritorno a uno stile di vita pre-pandemico, che permetta di riaprire buona parte delle attività, sembra poter arrivare nel giro di 7-13 mesi, solo vaccinando circa 24.000 persone al giorno, come ha spiegato Gianni Rezza, direttore Prevenzione del ministero della Salute, nell’audizione in commissione Sanità al Senato sui vaccini anti Covid.
In questo quadro i farmacisti ribadiscono la loro disponibilità a contribuire alla campagna vaccinale, come stanno facendo i colleghi francesi.
Italia e Francia
Le previsioni di Rezza sono frutto di un modello matematico «recentemente messo a punto insieme all’Istituto superiore di sanità e la Fondazione Bruno Kessler, per cercare di capire, quando riusciremo a tornare a una pseudo normalità nello stile di vita», ha spiegato, «se ipotizziamo ci sia protezione dall’infezione e non solo dalla malattia con i vaccini anti Covid, se assumiamo una durata dell’immunità di due anni e nessun rilassamento per ora delle misure di distanziamento, vaccinando circa 240.000 persone al giorno riusciamo nel giro di 7-13 mesi probabilmente a tornare a uno stile di vita pre-pandemico». Per aumentare la disponibilità di dosi, ancora scarsa, è stata estesa l’indicazione d’uso in Italia, da parte del ministero della Salute, per il vaccino AstraZeneca, anche nei soggetti sopra i 65 anni di età, esclusi però quelli “estremamente vulnerabili” per particolari patologie.
Un contributo alla campagna vaccinale potrebbe venire dai farmacisti. «La necessità di aumentare il più possibile il numero dei siti vaccinali, va assolutamente messa al primo punto dell’agenda del Paese», ha dichiarato Andrea Mandelli, presidente della Fofi in una nota ufficiale. «Già l’estate scorsa i farmacisti italiani avevano dato la loro piena disponibilità a collaborare come vaccinatori all’immunizzazione della popolazione, e abbiamo rinnovato questo impegno». Ricordando che la Legge di Bilancio ha autorizzato i farmacisti a praticare l’inoculazione di tutti i vaccini, ha aggiunto che «in una fase sempre più complessa, che comporta ulteriori restrizioni alla mobilità delle persone, poter contare su siti vaccinali di prossimità è una risorsa importante. Una campagna vaccinale mirata a decine di milioni di italiani è un’impresa titanica, che richiede soluzioni innovative e soprattutto immediatamente attuabili. I farmacisti italiani sono pronti a fare la loro parte anche in questa occasione».
In Italia «ogni regione realizza il suo piano in autonomia» aggiunge attraverso un comunicato FarmacieUnite, organismo sindacale che rappresenta circa 600 farmacie in Italia «nel Lazio si parla di coinvolgimento delle farmacie senza che tutti i farmacisti siano vaccinati, in Lombardia si attende l’arrivo del vaccino Janssen per coinvolgere le farmacie. Il coinvolgimento attivo delle farmacie è avvenuto, forse per merito di una frana e isolata per alcuni giorni, solamente a Positano dove due farmacisti stanno somministrando i vaccini. Dal resto del paese non ci sono segnali di interesse verso la possibilità di impiegare le farmacie per la vaccinazione. Nel frattempo, l’Italia intera scivola rapidamente verso la zona rossa» e conclude «Questa pandemia sta suggerendo a tutto il mondo che è necessario superare vincoli e abitudini che ci hanno accompagnato fino ad oggi».
Coinvolgere i farmacisti e la capillare rete delle farmacie nella somministrazione del vaccino, sono priorità sottolineate anche dal governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in una videoconferenza con il vice governatore Riccardo Riccardi, all’incontro con Governo, Regioni, Anci e Upi con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid. Come riporta Federfarma, Fedriga ha sollevato il problema della mancanza di professionisti che possono somministrare i vaccini e affermato che «va ampliata la possibilità di estendere l’autorizzazione alla somministrazione anche ad altre categorie, a cominciare dai farmacisti».
Intanto in Francia i farmacisti sono stati autorizzati, con decreto del 5 marzo del ministero della Solidarietà e salute pubblicato sul Bollettino ufficiale, a prescrivere e inoculare tutti i vaccini disponibili contro il Covid-19 – sia quelli caratterizzati da Rna messaggero sia a vettore virale – a partire da venerdì scorso nei centri vaccinali e dal 15 marzo nelle farmacie di comunità. In esse non verranno inoculati Pfizer e Moderna, per chiari motivi logistici. A riferirlo è l’Ordine dei farmacisti francesi che spiega come sia una misura volta ad allargare «la pratica vaccinale – che riguarda anche infermieri e ostetriche» – e che è stata «resa possibile dopo la pronuncia favorevole della Haute autorité de santé (Has)».
Il provvedimento riguarda solo farmacisti già abilitati alla vaccinazione antinfluenzale e che abbiano dato, in maniera volontaria, la propria adesione.
I farmacisti francesi potranno, dunque, prescrivere il vaccino a tutta la popolazione, secondo un calendario definito centralmente, con qualche eccezione: esclusione di donne incinta, persone con problemi di emostasi, pazienti che abbiamo mostrato in precedenza reazioni anafilattiche a uno dei componenti dei vaccini o in occasione della prima inoculazione.