Botanicals, segmento dinamico ma zavorrato dall’Ue

Botanicals, segmento dinamico ma zavorrato dall’Ue

Con un fatturato di poco superiore ai 404 milioni di euro e una crescita del 13,4% negli ultimi dodici mesi, il segmento dei botanicals rappresenta senza ombra di dubbio una delle voci più dinamiche e interessanti del mercato della farmacia. E si colloca a buon diritto tra i comparti trainanti della categoria integratori: quest’ultima, infatti, cresce nei dodici mesi dell’8,6% a volumi, i botanicals dell’11,7%. I dati arrivano dalla relazione che Elena Folpini, ricercatrice di New Line Ricerche di Mercato, ha presentato giovedì 17 settembre al convegno milanese di Federsalus su botanicals e legislazione europea. Obiettivo dell’evento, fare il punto sulle incertezze del Regolamento Ue in materia di claims (le indicazioni salutistiche con cui le aziende accompagnano integratori botanicals01e alimenti speciali) per togliere il comparto dal “limbo” in cui la Commissione europea l’ha fatto cadere.


I botanicals, infatti, sono confinati dal 2010 in un’area grigia a causa delle difficoltà incontrate da Bruxelles ad applicare al comparto le norme comunitarie su integratori e alimenti. Il nodo da sciogliere è la definizione dei criteri con i quali valutare i claims e le incertezze dell’Europa non fanno altro che accrescere l’insofferenza di imprese e mondo scientifico. «Per autorizzare il claim di un alimento funzionale o di un integratore» ha spiegato Marco Fiorani, presidente di Federsalus «l’Ue richiede parametri clinici severi; lo stesso invece non accade per l’immissione in commercio di un farmaco basato su una sostanza vegetale di uso tradizionale. Noi riteniamo che lo stesso criterio – cioè la storia d’uso, consolidata, sicura ed efficace delle sostanze vegetali nei diversi Paesi europei – sia la strada giusta anche per la definizione dei claim delle sostanze utilizzate negli integratori alimentari».


La validità dell’impiego dei botanicals negli integratori alimentari, d’altronde, è riconosciuta dalla comunità scientifica. «In età pediatrica» ha ricordato Vitalia Murgia, del Centro studi della Fimp (Federazione italiana dei medici pediatri) «disturbi comuni e frequenti di intensità così lieve da essere considerati quasi al limite tra malattia e fisiologia, i botanicals sono una risorsa purché vengano rispettati criteri rigorosi di qualità produttiva». E poi c’è la crescente voglia di “naturale” che muove il consumatore: «Come ricorda l’Agenzia del farmaco» ha botanicals03osservato ancora Elena Folpini «cresce nel pubblico la tendenza ad autogestire la propria salute, talvolta alimentata da una certa diffidenza nei confronti dei farmaci di sintesi». Non a caso, i segmenti di maggiore peso nel mercato dei botanicals sono quelli indicati per il trattamento di disturbi stagionali o di lieve entità, dove insiste anche il segmento dei Sop-Otc: guida il segmento delle patologie invernali, gola e tosse, che vale 85 milioni di euro (+25,2% sui dodici mesi); seguono i coadiuvanti della funzione intestinale (63,3 milioni, +2,3%) e i coadiuvanti del peso (39,8 milioni, +5,8%).


La posizione di Federsalus sul Regolamento Ue in materia di claims, nota anche come “opzione 2b”, è sostenuta a Bruxelles dall’Ehpm, l’organizzazione europea che rappresenta le aziende del settore.


Per scaricare la presentazione integrale di Elena Folpini è sufficiente raggiungere il sito di New Line, a questo indirizzo.

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