Aggregazionismo in crescita sull’onda della crisi

Aggregazionismo in crescita sull’onda della crisi

Entrare o no in un network? E’ la domanda che ultimamente gran parte dei titolari italiani si sarà posta. Il network tra farmacie, infatti, rappresenta una delle opzioni percorribili per tutti quei farmacisti che avvertono la necessità di irrobustire la gestione della propria farmacia con il supporto di una struttura esterna capace di fornire servizi dedicati. In occasione di Farmacista Più, la convention Fofi organizzata a Roma ai primi di aprile, Pharma Consulting Group ha presentato i risultati del III Rapporto sull’evoluzione delle catene tra farmacie in Italia, l’indagine Catene1periodica con cui la società di consulenze indaga sul fenomeno network per coglierne orientamenti e modus operandi. La prima evidenza che emerge dal Rapporto riguarda l’intensificazione delle aggregazioni: i network tra farmacie censiti dalla ricerca nel 2013 sono 32, in crescita rispetto al primo censimento condotto dallo studio, nel 2010, e raggruppano circa il 31% delle farmacie italiane, ossia 5.500 presidi. La Lombardia è la regione con il maggior numero di aggregazioni, sette, ma più in generale è tutto il Nord a prevalere, con il 50% dei network concentrato sul proprio territorio.


Alla base del fenomeno aggregazioni sta ovviamente una serie di fattori strettamente dipendenti tra loro, come la contingenza economica e politica, il calo dei consumi, il cambio del mix di vendita. Tutto ciò spinge il titolare a ripensare la professione in modo radicale e in questo contesto il network diventa un’opzione per continuare a rendere efficace ed efficiente la gestione della farmacia italiana. Come si diceva, si propone quale supporto esterno alla farmacia, cui delegare diverse attività “no core” (come direbbero gli esperti di management),  cioè quelle mansioni non strettamente correlate al lavoro del farmacista. Il Rapporto mostra che negli ultimi quattro anni l’interesse dei titolari verso i network è in costante crescita a prescindere dalla realtà geografica di riferimento. Il fatto è che questa attenzione verso lo “stare insieme” scaturisce da un’esigenza concreta dei farmacisti: oggi più di ieri, la loro tendenziale refrattarietà al cambiamento si scontra con la propensione a conservare un forte ruolo sociale agli occhi del cittadino. In questa tensione, il farmacista che si rivolge al network cerca innanzitutto un supporto alla conduzione della propria farmacia, perché avverte la mancanza di quelle competenze gestionali che oggi richiede il mercato, sempre più frenetico ed esigente. E’ per questo motivo che è facile imbattersi in titolari propensi all’aggregazione verso strutture già  esistenti, o addirittura intenzionati a crearne delle nuove: chi lo fa è mosso dall’esigenza di far parte di un’organizzazione che possa assolvere a una serie di attività funzionali ad arricchire le conoscenze della farmacia, su aspetti strettamente legati alla gestione d’impresa.


Come già le precedenti edizioni, anche il III Rapporto sulle catene in Italia si è avvalso di interviste sul campo, che hanno coinvolto il management di 18 network. Per il 60% delle aggregazioni consultate, uno dei benefici ricercati dal farmacista per aggregarsi è il supporto allo sviluppo del proprio business. Rispetto agli anni passati si tratta di una percentuale in forte aumento che pare figlia della crisi: il network, in altri termini, diventa la bussola con cui ritrovare la strada nel cambiamento e ripensare il proprio modello di business. Non a caso, dalla ricerca emerge un forte sbilanciamento delle aggregazioni sulle attività di vendita e Catene2immagine, le due aree in assoluto più presidiate. Il risultato però è quello di lasciare sguarnite aree strategiche come gli acquisti e il magazzino piuttosto che l’organizzazione e la gestione, che necessiterebbero di migliori conoscenze da parte del farmacista e dei suoi collaboratori.
Ma la novità più rilevante arriva dai rapporti con l’industria: per il campione intervistato, i produttori si profilano oggi non solo come validi fornitori di prodotti, ma anche come partner per sviluppare nuovi servizi, a cominciare da quelli elencati nella legge 69/2009 sulla Farmacia dei servizi. E’ forse l’indizio che il network agevola i rapporti di filiera più del singolo, ma serviranno altre analisi.

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