C’è lo slow food, che esalta i tempi del mangiare bene in contrapposizione alla filosofia “McDonald”. E c’è la slow pharmacy, che enfatizza servizio e comunicazione al cliente in contrapposizione alla farmacia “divora-ricette”. Se ne parlerà a Cosmofarma, al via da venerdì alla Fiera di Bologna, dove verrà presentato ufficialmente il manifesto della slow pharmacy. E guai a interpretare l’aggettivo “slow” (lento) come un invito alla staticità. «Anzi» replica Nicola Posa, amministratore delegato di Shackleton Consulting, colui che del modello ha costruito base e altezza «in questo momento così difficile l’errore peggiore che si possa fare è proprio quello di abbandonarsi all’attendismo. Qualche titolare l’ha già capito ma sono ancora pochi».
Ed ecco allora il paradosso: farmacia slow, ma per farmacisti “fast”. «L’idea che è alla base della slow pharmacy» prosegue Posa «è quella di un punto vendita che cerca di “trattenere” il cliente. E’ una rivoluzione rispetto al passato, perché le farmacie sono state a lungo il canale che più di tutti si è attrezzato per mandare via la clientela più velocemente possibile. Serve quindi un cambiamento culturale, perché rallentare il cliente significa imparare a comunicare in modo diverso a seconda delle sue specificità, capire i suoi bisogni, proporre soluzioni e consigli ritagliati sul singolo. L’obiettivo ovviamente è quello di valorizzare l’area commerciale della farmacia, ma con un approccio che fa risaltare il profilo professionale del farmacista».
A Bologna decolla la slow pharmacy
Dopo anni passati a servire i clienti il più velocemente possibile, la farmacia deve riscoprire un nuovo "tempo" del servizio fatto di consiglio e comunicazione. Se ne parlerà a Cosmofarma
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